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Contatti cosmici. 5: Il contatto

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Ricardo Gonzalez con un orb alla sua sinistra durante la meditazione notturna ai piedi del Monte Arcuentu - 12 luglio 2014

Ricardo Gonzalez con un orb alla sua sinistra durante la meditazione notturna ai piedi del Monte Arcuentu – 12 luglio 2014

Per quanto lo scopo di questi post sia raccontare l’esperienza che ho fatto al seminario con Ricardo e non quello di fare un resoconto dettagliato del seminario o di ciò che lui ci ha raccontato, può essere utile riassumere brevemente la sua storia.
Ricardo Gonzalez è nato a Lima, in Perù, nel 1974 ed è uno dei contattisti più famosi dell’America Latina. Ha scritto 12 libri sull’esperienza di contatto, ha tenuto conferenze e seminari e partecipato a congressi in più di 40 paesi, ed è stato invitato a importanti programmi radiofonici e televisivi in varie nazioni.
Come lui stesso ci ha raccontato, il suo primo contatto mentale con gli extraterrestri avvenne quando aveva 18 o 19 anni. Gli esseri con cui è in contatto sono umanoidi e vivono su Apu, un pianeta di Alpha Centauri, ma provengono da Mintaka, una stella della costellazione di Orione. Nel corso degli anni li ha incontrati anche fisicamente diverse volte, da solo o insieme ad altre persone, e per due volte (l’ultima nel 2012) è stato portato a bordo di una delle loro astronavi.
Una caratteristica dei suoi contatti sono i cosiddetti “avvistamenti programmati”: gli extraterrestri gli comunicano il luogo, il giorno e l’ora in cui una loro astronave si mostrerà, così che l’avvistamento possa essere testimoniato da più persone, e lui stesso ha in tal modo un’ulteriore conferma della correttezza dei messaggi che riceve.
Ricardo Gonzalez è tra i pochi contattisti che, parallelamente al suo impegno di testimonianza, si è dedicato alla ricerca e all’investigazione. Ha condotto le sue inchieste nei “luoghi di potere” di tutto il mondo, come le piramidi del Messico e dell’Egitto, il deserto del Gobi in Mongolia, il Mato Grosso in Brasile, la Cueva de los Tayos in Ecuador e ovviamente i vari siti megalitici del Perù.
Ricardo è conosciuto non solo per le esperienze di contatto extraterrestre ma anche per le spedizioni che ha condotto in luoghi differenti del pianeta in connessione con la Fratellanza Bianca – una rete di “saggi intraterrestri” che vivono a Shambhala e nelle altre città intraterrene di cui parlano anche le antiche tradizioni dei lama buddisti. Attualmente vive a Buenos Aires con la compagna Sol Sanfelice, attrice e cantante argentina di origini italiane, con la quale ha dato vita anche a un duo musicale, Mintaka (musica cosmica e suoni del futuro). Per chi vuole approfondire la storia di Ricardo rimando ai link in calce a questo articolo.

Tornando ai giorni del seminario, sabato sera dopo cena era prevista una meditazione ai piedi del Monte Arcuentu.
Io ormai – pur sapendo che c’era ancora un bel po’ di lavoro da fare per curare e integrare a un livello più profondo la mia identità sofferente e disperata – ero di nuovo in uno stato di serenità e di benessere. Mi sentivo leggero ed ero molto eccitato in vista della meditazione notturna. Ero sicuro che sarebbe successo qualcosa di importante. Nel corso della giornata l’energia del gruppo era molto cresciuta e si era creata una bella unità e familiarità tra tutti noi.
Dopo cena andammo con le auto fino all’ovile che bisogna attraversare per arrivare al sentiero che porta ai piedi del monte. Il cielo era piuttosto nuvoloso, ma ciononostante il nostro cammino era illuminato da una splendida luna piena.
Una volta arrivati ai piedi del pendio che porta al torrione di roccia del monte, stendemmo due grandi teli di plastica per poterci sedere comodamente in cerchio per la meditazione. Nel luogo che avevamo scelto l’energia era molto potente e quasi palpabile, completamente diversa rispetto al punto di partenza e al sentiero che avevamo percorso. C’era un’atmosfera magica e il Monte Arcuentu si stagliava con la sua imponenza contro il cielo notturno.
Io mi sedetti di fronte a Ricardo, che dava le spalle al monte. Ricardo iniziò la meditazione chiedendoci di chiudere gli occhi e di recitare l’Om. Quasi subito le nostre voci si fusero armonicamente.
Dopo alcuni minuti però cominciai a sentire un leggero disagio. Mi resi conto che non avevo la minima voglia di stare ad occhi chiusi in meditazione. Volevo entrare in relazione con quel luogo della mia terra così carico di energia anche attraverso lo sguardo. Volevo vedere il cielo, le stelle, le montagne. Così aprii gli occhi, mentre continuavo a recitare l’Om, e mi misi a contemplare il Monte Arcuentu.
I pensieri scorrevano veloci nella mia mente. Una delle cose che mi aveva favorevolmente colpito di Ricardo era l’accento che metteva costantemente sulla necessità di avere dei riscontri oggettivi, tangibili ai messaggi che gli arrivavano dagli extraterrestri. Così aprii i miei canali telepatici ed espressi il desiderio di avere un segno inequivocabile da parte degli extraterrestri della loro effettiva presenza. Il mio sguardo venne subito attratto da un gruppo di stelle alla sinistra del monte. Nonostante la maggior parte del cielo fosse coperta dalle nuvole, in quel momento quella zona del cielo era chiara e limpida. Proprio in quel punto dove si era volto il mio sguardo, una “stella” iniziò a muoversi molto velocemente in orizzontale. Mentre la seguivo con lo sguardo pensai che per quanto fossi certo che non si trattasse di un aereo né di un satellite non potevo essere sicuro che non fosse qualche altro oggetto celeste che semplicemente non ero in grado di riconoscere. Immediatamente allora apparve una seconda “stella” che iniziò a muoversi nella stessa direzione della prima seguendone la traiettoria orizzontale. Poi entrambe sparirono.
Il giorno dopo un altro partecipante al seminario confermò di avere visto anche lui quel fenomeno, e Ricardo spiegò che in quel caso non si trattava di astronavi ma di sonde di osservazione. In ogni caso era stata una precisa risposta alla mia richiesta di avere un segno tangibile che potesse fugare ogni dubbio.
Mentre continuavo a osservare davanti a me il cielo, le stelle e il monte, mi accorsi che Ricardo aveva aperto gli occhi, e subito chiese a tutti di aprire gli occhi e di guardare verso l’alto. Come ci raccontò il giorno dopo, aveva ricevuto un messaggio che gli annunciava che ci sarebbe stata una conferma legata al numero tre. E proprio sopra di noi le luci di un’astronave lampeggiarono tre volte. Io non fui abbastanza veloce e vidi solo l’ultimo lampeggiamento, ma fu sufficiente. Durò appena pochi secondi ma fu una visione emozionante. Attraverso la coltre di nubi lampeggiò un grande cerchio di luci bianche con un cerchio più piccolo di luci rosse al suo interno, illuminando vividamente le nuvole tutt’attorno. Non avevo mai visto nulla di simile. Ero impressionato, e mi sentii estremamente grato – e in qualche modo privilegiato – per essere lì in quel momento e avere avuto quella conferma.
Come mi disse Ricardo la mattina dopo quando gli raccontai del segno per così dire personale che avevo avuto prima che l’astronave lampeggiasse tre volte, gli extraterrestri erano stati davvero molto gentili con me.
Il seminario era durato appena un giorno e mezzo, ma in quel poco tempo si era concentrata un’esperienza talmente profonda che quel giorno e mezzo sembrava molto più lungo. Ero consapevole che era successo qualcosa di sostanziale, che dentro di me era iniziato un cambiamento radicale. Avevo compiuto un passo importante nel mio percorso di ascensione. Nuovi canali si erano aperti e davanti a me si schiudevano nuove realtà. In qualche modo non ero più lo stesso Momi che era arrivato ad Arcuentu la sera prima. Avevo recuperato un altro pezzo importante della mia memoria di essere cosmico.
La promessa che mi aveva fatto il Monte Arcuentu quando a giugno con le mie due amiche eravamo andati in avanscoperta all’agriturismo dove si sarebbe tenuto il seminario si era pienamente realizzata, al di là di qualunque mia aspettativa.

RICARDO GONZALEZ SU INTERNET

in italiano
PIANO “B” PER IL CONTATTO! (intervista di Paola Harris)
I MISTERI DI SHAMBHALA E I ‘LUOGHI DI POTERE’ (intervista di Katia Noventa)
IL REALE TEMPO DELL’UNIVERSO E I CAMBIAMENTI PLANETARI (conferenza tenuta a Milano il 22 aprile 2005)
I SETTE ASPETTI NEGATIVI DEL CONTATTO

in inglese
PHYSICAL CONTACT ON MOUNT SHASTA (resoconto dell’ultimo contatto fisico sull’astronave)
EXTRATERRESTRIAL MESSAGE FOR HUMANITY

in spagnolo
LEGADO COSMICO (sito ufficiale di Ricardo Gonzalez)
LEGADO COSMICO (pagina facebook di Ricardo Gonzalez)
MINTAKA (sito ufficiale)


Contatti cosmici. 6: Astronavi megalitiche

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Nuraghe Santa Barbara, Villanova Truschedu - Volta a tholos

Nuraghe Santa Barbara, Villanova Truschedu – Volta a tholos

– I nuraghi sono stati abbandonati perché non servivano più per lo scopo per il quale li avevano fatti.
– I nuraghi da quando è caduta la luna nera si sono incurvati troppo e perciò non possono ricevere le voci mute delle altre umanità.
– Nelle campagne della Sardegna regna il silenzio e perciò è possibile intendere le voci mute che arrivano da tutti i mondi lontani.
– Ogni parte del corpo riceve i suoni muti e li trasmette alla mente.
– Gli antichi usavano i suoni muti della mente per parlare con gli uomini di altri mondi.
– Gli antichi affermano che bisogna trovare di nuovo i punti in cui è possibile ricevere notizie dagli uomini degli altri mondi.
– Forse, come credono molti della nuraxia, un giorno gli uomini riusciranno a ritrovare le capacità perdute di ricevere i suoni muti.
– La morte e il pianto verranno sepolti quando i nuraghi torneranno a essere utili all’umanità.

(da Is contus de sa Nuraxia – I racconti della Nuraghelogia, di Raimondo De Muro)

 La pietra di questa terra è una pietra antica che permane nei tempi sempre uguale a sé stessa e porta la memoria di vicende occorse in innumerevoli eoni di tempo. Nella storia dei tempi questa pietra ha dato forma a quelli che chiamate nuraghi che sono i luoghi della civilizzazione perduta. In altri fotogrammi di tempo i nuraghi erano antenne che consentivano le comunicazioni interstellari e multidimensionali, e il movimento energetico con altre dimensioni di esistenza. Questa potente vibrazione produceva un fenomeno risanatore che avvantaggiava tutte le parti. Esiste nella memoria cellulare di tutti gli esseri che popolano quest’isola la consapevolezza di una civiltà del rispetto che è andata perduta.
 I nuraghi servivano come antenne energetiche che portavano un equilibrio dell’energia e aiutavano a mantenere intatte le identità delle razze in comunione con i loro pianeti. Gli esseri di tanti pianeti si incarnavano qui in una forma più o meno rispettosa della loro alienità e del loro essere, e con quella forma come con un’astronave riuscivano a entrare in una dimensione di comunicazione che qui esisteva. Così si formò un lussureggiante ambiente pieno di culture. Ogni cultura scambiava le sue peculiarità come doni con le altre, e tutto fioriva in un’armonia infinitamente preziosa e bella. E il nuraghe costruito dall’uomo serviva per avere un’antenna energetica importante nella comunicazione, sia coi pianeti sia con la multidimensionalità, in modo che ogni essere incarnato qua in quella forma mantenesse viva la relazione con la sua cultura stellare di provenienza. L’antenna facilitava questa comunicazione. Ma niente è impossibile in questo periodo in cui l’ondata energetica porta un avvicinamento e una rarefazione che funzionano quasi come un’antenna. Se rifletti su quanto ti ho detto, ripristini le consapevolezze che ti aiutano ad avere la giusta impostazione per incontrare davvero un extraterrestre.

(l’Anima sarda canalizzata insieme a me dalla mia amica C.)

Il seminario con Ricardo per me – e credo per molti altri, se non per tutti – era stato un bomba energetica ed emotiva.
Mi si era aperto un nuovo cammino, in piena sintonia con quello che già da anni sto percorrendo.
Nel corso del seminario Ricardo ci aveva informato che lui, Sol e Corinna insieme ad altre sei persone a fine luglio avrebbero iniziato una missione in Siberia che gli era stata indicata dagli extraterrestri sette anni prima. La meta era il Monte Belukha, nella catena degli Altai, che è un portale di connessione con Shambhala, la Terra interna, e un importante santuario di pace della Terra.
La missione era stata preparata in questi sette anni, e ora si compiva in un momento particolarmente difficile e delicato per il pianeta, aggravato dalla guerra in Ucraina e quella in Palestina.
Ricardo e gli altri, in rappresentanza di tutta l’umanità, avrebbero affrontato un difficile cammino di ben 100 chilometri per arrivare al Belukha e fare il lavoro energetico che gli era stato richiesto. Il giorno previsto per questo importante evento era il 1 agosto. Ricardo ci invitò a unirci a loro spiritualmente e a sostenere il loro viaggio.
Non potei fare a meno di restare colpito dalla coincidenza che proprio nei giorni in cui iniziava la loro spedizione io avevo programmato un breve viaggio sulle Dolomiti, ospite di un amico che da alcuni anni vive a Belluno. Iniziavo il mio lavoro di sostegno alla spedizione all’imponente presenza di maestose e potenti montagne.
Siamo stati per due giorni immersi nella splendida natura ai piedi delle Pale di San Martino, alte oltre tremila metri, e un pomeriggio, in un angolo di paradiso nelle vicinanze del Laghetto Welsperg, ho coinvolto gli amici con cui ero in una meditazione. Insieme abbiamo recitato il mantra Zin-Uru, che come ho già accennato mi era piaciuto molto. Nel recitarlo lo avevo trovato molto potente e in piena risonanza con le mie frequenze. Questo mantra si trova nelle Tavole Smeraldine di Ermete Trismegisto, che dicono: «Pronuncia la parola Zin-Uru e troverai il Potere». Letteralmente zin-uru significa chiave. È un mantra che attiva la ghiandola pineale, apre le connessioni con le altre dimensioni e aiuta ad aprire porte di luce.
Dopo avere finito di recitare il mantra restammo una decina di minuti in silenziosa meditazione. Io guardavo davanti a me una delle Pale che gradualmente veniva avvolta dalle nubi bianchissime, con l’intento di entrare in collegamento con gli Altai e la spedizione di Riccardo.
Quei due giorni di camminate in mezzo alle montagne mi ripulirono da tutte le energie pesanti e dalla stanchezza mentale che avevo accumulato in quegli ultimi mesi.

Il primo agosto, per connetterci col lavoro che Ricardo e il suo gruppo dovevano fare sul Monte Belukha, con le due amiche che avevano partecipato con me al seminario avevamo deciso di andare in un sito nuragico per fare un rituale e una meditazione. Il luogo ideale mi sembrò il nuraghe Santa Barbara, a Villanova Truschedu. È uno dei nuraghi più potenti tra quelli che conosco. Un portale ancora parzialmente attivo. C’ero stato altre volte e avevo percepito che quel nuraghe era una porta di passaggio per gli extraterrestri in visita.
Arrivammo al nuraghe verso mezzogiorno. La giornata era splendida e a quell’ora, come prevedevamo e speravamo, il nuraghe era deserto e perciò potemmo fare il nostro rituale con assoluta tranquillità.
La stanza della torre principale del nuraghe ha la sacralità di una cattedrale. È una stanza circolare con un diametro di più di 7 metri e la volta a tholos, e ha due ampie e alte nicchie a destra e a sinistra. Una caratteristica particolare è che per circa una settimana a cavallo del Solstizio d’inverno i raggi del sole che passano attraverso una finestrella posta al di sopra dell’architrave dell’ingresso proiettano sulla parete della stanza l’immagine di una protome taurina. All’entrata della torre, sulla destra, davanti alla scala che porta ai piani superiori, c’è un’altra nicchia di forma ogivale, molto alta. Mi era stato detto che era così alta perché lo erano anche gli extraterrestri che lo utilizzavano come portale.
Ora che ci tornavo dopo il seminario non potei fare a meno di collegare quell’informazione col fatto che Antarel, la guida principale di Ricardo, è alto 2 metri e 70.
Dopo avere purificato la sala, io e le mie amiche ci sedemmo su alcune pietre che si trovano sul pavimento della sala e recitammo il mantra. Finito di recitare andammo al centro della sala per creare una colonna di energia che dal nuraghe si collegasse con il monte Belukha per poi irradiare una frequenza di pace in tutto il pianeta.
La cosa che mi colpì è che mentre col nostro intento stavamo creando la colonna di energia, la percepii intensamente con le mani, che tenevo aperte con le palme rivolte verso il centro. Man mano che la colonna si formava e si allargava sentivo una pressione sulle mani così forte che in pochi minuti mi ritrovai con le braccia spalancate per contenerla.
Alla fine del rito io e le mie amiche ci separammo per continuare una meditazione silenziosa ognuno per conto proprio. Io sentivo un forte contatto con il nuraghe e percepii la presenza di Antarel, contento e divertito. Mi sembrò che mi dicesse che tra gli Apuniani di Alpha Centauri e i sardi dei tempi della nuraxia c’era un forte legame, e che quel nuraghe era uno dei portali di collegamento.
Ma come ho detto altrove, prendo le mie canalizzazioni con beneficio di inventario, sapendo benissimo che talvolta è la mia mente che interferisce e, per così dire, canalizza sé stessa.
In ogni caso non avevo il minimo dubbio che quel semplice rituale che avevamo fatto era servito a creare una forte connessione con la spedizione di Ricardo e aveva dato il suo piccolo contributo alla riuscita della loro missione.
Il pomeriggio del giorno dopo, col mio amico R. andammo al nuraghe di Orroli come ci era stato indicato dai sardi nuragici di Alpha Centauri, e ci mettemmo in contatto con loro. Ma per raccontare quest’altra storia è necessario approfondire prima il tema della nuraxia, e lo farò in un prossimo futuro.
Per ora preferisco chiudere qui questo lungo resoconto della mia esperienza collegata al seminario di Ricardo Gonzalez, citando ancora un brano da Is Contus de Sa Nuraxia di Raimondo Demuro: «Quando dentro l’essere dei sardi i riflettori che si sono spenti si accenderanno nuovamente per vedere nel buio, allora in Sardegna, come al risveglio della primavera, tornerà di nuovo l’era dei nuraghi attivati.»

Nota: il mantra Zin Uru viene cantato dalla splendida voce di Sol Sanfelice all’interno dell’album “Mantra”. Se volete potete scaricare l’albun gratuitamente sul sito MINTAKA

Se volete ascoltare uno dei messaggi che Ricardo ha ricevuto durante la missione sugli Altai, potete vedere questo breve video (in italiano): Mesaggio di Emuriel. Altai, Siberia. Agosto 2014

La muta del serpente

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Anaconda

Anaconda

Come ho accennato in altri post, questo primo anno della Nuova Era è stato sicuramente molto impegnativo, ma personalmente sono riuscito a godermelo appieno, almeno fino a metà agosto, restando quasi sempre centrato in me stesso; e i frutti, anche materiali, del mio impegno spirituale hanno cominciato ad arrivare con facilità e grazia.
A luglio, come ho raccontato nei post precedenti (Contatti cosmici), ho partecipato a un seminario col contattista peruviano Ricardo Gonzalez e quest’esperienza ha aperto nuove prospettive inaspettate nel mio percorso. Si sono attivati dei canali di comunicazione con gli extraterrestri di Alpha Centauri con cui Ricardo è in contatto, e anche con gli intraterrestri. E parallelamente sono stato ricontattato dagli antichi sardi che erano stati costretti ad abbandonare la Sardegna per rifugiarsi su un pianeta di Alpha Centauri quando la civiltà nuragica si era irrimediabilmente degradata. Con la loro guida, al nuraghe di Orroli abbiamo ricreato un canale energetico allo scopo di ricomporre l’osmosi tra noi (i sardi di oggi) e loro, completando un compito progettato e stabilito millenni fa. Ovviamente il completamento del compito ha solo dato il via a un nuovo cammino ancora tutto da percorrere. Questo è avvenuto ai primi di agosto, e mi è stato detto che il mese di agosto sarebbe stato un periodo di incubazione in cui avrei dovuto adattarmi alla potente energia che era stata portata da Alpha Centauri in Sardegna e sintonizzarmi con le sue frequenze. Per fortuna avevo già deciso da tempo di prendermi quasi tutto agosto di ferie per riposarmi, stare un po’ con me stesso e ricaricarmi.
Dopo ferragosto, probabilmente allo scopo di costringermi a fermarmi del tutto, un’infiammazione a un piede che mi impediva di camminare mi ha obbligato a stare a casa in assoluto riposo per più di una settimana. Ne avevo proprio bisogno, anche se quella settimana non è bastata a ricaricarmi del tutto, e ai primi di settembre ho ripreso il lavoro, per fortuna a ritmo ancora ridotto, con una certa fatica.
L’incubazione era terminata, ma il mio stato interiore anziché migliorare, come mi sarei aspettato, ha iniziato a peggiorare, complice il clima opprimente che da fine agosto fino a una settimana fa ha fatto registrare temperature anche di 36 gradi con un’umidita intollerabile che superava spesso il 90%. Cagliari era ancora una volta immersa in una cappa di energia pesante che rendeva quasi impossibile mantenere elevate le proprie frequenze. Una sorta di inferno che ha toccato il suo culmine il weekend precedente all’equinozio d’autunno. Poi, dall’inizio della settimana scorsa le cose hanno cominciato a migliorare. L’aria ha rinfrescato, le temperature sono scese a valori più sopportabili e anche l’umidità è tornata su livelli normali.
La sensazione immediata è stata di enorme sollievo, che però purtroppo non è durato a lungo. Certo, se n’è andato quel senso di oppressione fisica che rendeva tutto difficile e faticoso, ma un sottile disagio e un senso di diffuso malessere permangono.
Cercare di definire questo malessere non è facile. Fisicamente non posso dire di avere particolari problemi, ma è come se non mi sentissi pienamente a mio agio nel mio corpo e avessi poche energie e una scarsa vitalità. Mi ritrovo spesso a non aver voglia di fare assolutamente nulla. Quasi tutte le notti mi sveglio all’improvviso dalle cinque alle sei del mattino. Sono completamente sveglio e vigile ­­− nonostante io vada a dormire tra l’una e le due e mi svegli normalmente tra le otto e le nove − e quasi sempre a quel punto decido di alzarmi. La cosa strana è che durante il giorno non risento minimamente delle ore di sonno perdute. Oggi mi sono svegliato alle quattro e un quarto, dopo nemmeno cinque ore di sonno, e dopo aver tentato inutilmente per una mezz’ora di riaddormentarmi, ho deciso di iniziare la giornata e mentre bevevo il caffè mi sono messo a leggere in spagnolo – lingua che non conosco ma che ho deciso di imparare e che in parte già capisco discretamente – l’interessantissimo resoconto del recente contatto ravvicinato con gli extraterrestri che Ricardo Gonzalez, insieme alla giornalista e ufologa Paola Harris e a un piccolo gruppo di persone, ha avuto sul Monte Shasta.
Interiormente ho una sorta di leggera e costante agitazione, come se stessi aspettando qualcosa che non si decide ad accadere. Mi sento spesso disconnesso e fuori posto. Durante le mie meditazioni provo una nostalgia indefinita che talvolta provoca il pianto. E stanno emergendo sensazioni ed emozioni molto sgradevoli, alcune delle quali non provavo da decenni. Ad esempio, in alcuni momenti mi sento emarginato e rifiutato (cosa che in questo momento non corrisponde affatto alla realtà),  come se non fossi stato invitato a una festa alla quale tutti partecipano ma da cui io sono escluso. Oppure vengo sopraffatto dal pensiero che i miei sforzi e il mio impegno non siano considerati da nessuno e in fin dei conti non servano proprio a nulla.
Tutto questo è molto sgradevole e fastidioso, e soprattutto apparentemente privo di senso. Perciò mi sono chiesto: cosa mi sta succedendo? In questi giorni finalmente mi è arrivata simbolicamente la risposta con una frase: la muta del serpente.

Leggo da Focus.it che i serpenti cambiano pelle «perché la sostanza di cui è fatto lo strato superficiale dell’epidermide non è elastica e non si rigenera, e quando i serpenti crescono diventa come un vestito stretto. I serpenti compiono una muta completa della pelle in periodi che, secondo la specie, variano da sei mesi a un anno. Qualche giorno prima del cambiamento, questi animali perdono l’appetito, diventano irascibili e cercano di fare scorta d’acqua perché, cambiando pelle, subiranno una notevole disidratazione. Sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova e, al momento giusto, i serpenti rompono il loro rivestimento esterno a livello della testa e cominciano a spingerlo indietro, sfregando contro il terreno. L’involucro sottile si rovescia e viene rigettato praticamente intero, come un guanto.»
Se interpretata in maniera simbolica, questa descrizione si adatta perfettamente a ciò che sto attraversando. Mi sento imprigionato in una vita che comincia a starmi troppo stretta, metaforicamente “ho perso l’appetito” per la comune realtà, sono facilmente irritabile e sono “energeticamente disidratato”.
Ma a differenza del serpente, non sto cambiando solamente la pelle ma l’intero corpo.
Molte delle varie entità canalizzate che ci stanno istruendo sul cambiamento planetario in atto da tempo, hanno preannunciato che il nostro corpo fisico avrebbe subito una trasformazione radicale, modificandosi dal carbonio al silicio e assumendo una struttura cristallina. Alcuni chiamano il nuovo corpo “corpo di luce”, altri (come Adamus) “corpo di coscienza”, ma in definitiva il concetto è lo stesso. E molti concordano sul fatto che questo cambiamento è cominciato proprio quest’anno, e che in quest’ultimo mese ha subito una forte accelerazione.
Non è mia intenzione dissertare qui sul corpo di luce e spiegarne le caratteristiche e la funzione. Chi vuole approfondire l’argomento può trovare su internet materiale abbondante.
Ma sicuramente percepisco con forza che nell’essere umano, anche a livello fisico, sta avvenendo un trasformazione profonda e radicale. Ed è tempo di cambiare pelle, lasciandoci indietro la vecchia dopo essercene completamente liberati. Il periodo della muta, come abbiamo visto, è molto sgradevole, e per liberarsi della vecchia pelle il serpente la spinge indietro «sfregando contro il terreno». Continuando a interpretare simbolicamente, sfregare contro il terreno può corrispondere ai disagi, i problemi e le sofferenze che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che, creando un attrito, ci costringono a riconoscere i pensieri e i comportamenti che non sono più adatti al nostro attuale stato dell’essere e che ci rinchiudono in una vecchia realtà che ormai ci sta stretta. Questa è la pelle di cui dobbiamo liberarci e che dobbiamo lasciare indietro.
In questo processo, è normale che riemergano traumi, ferite, sofferenze e problemi che magari credevamo di avere ormai superato è che invece sono almeno in parte ancora intrappolati nel sistema del “vecchio” corpo fisico ed energetico (la vecchia pelle).
La chiave per attraversare il processo nel modo più indolore possibile − ma una certa quantità di dolore sembra ancora inevitabile per i più, me compreso! − è restare centrati in sé stessi, non cedere al dramma, alla paura, alla disperazione, e agevolare il cambiamento senza opporre resistenza.

Un fattore che può rendere il processo più doloroso e addirittura ritardarlo o bloccarlo, almeno momentaneamente, è ciò che sta accadendo nel mondo. La situazione economica e politica italiana, sempre più disperante e apparentemente senza vie d’uscita, le tensioni irrisolte in Ucraina, il recente massacro dei palestinesi rinchiusi nel comodo mattatoio della striscia di Gaza, i mostri fanatici dell’Isis che cercano di conquistare nuovi territori per instaurare il loro incubo medioevale, tutto questo, e molto altro ancora che sta accadendo nel mondo, può facilmente trascinarci nel dramma e nella paura, se non addirittura nella disperazione, allontanandoci da noi stessi e dal nostro percorso.
Io non sono ottusamente ottimista, e temo che la situazione globale nel prossimo futuro peggiorerà ulteriormente. Ma come ci ricorda Kryon in un suo recente messaggio (Non disperate!), tutto questo era previsto e lui – come altri – ci aveva avvertito che sarebbe successo. Ha sempre sottolineato che la vecchia energia si sarebbe agitata e avrebbe dato del filo da torcere, continuando a combattere fino all’ultimo per non morire. Questo era ed è inevitabile, ed è quello che sta succedendo.
Quello di cui siamo oggi testimoni non è, come saremmo portati a pensare, il prevalere del male sul bene, dell’oscurità sulla luce, ma bensì è la morte della vecchia energia che si sta contorcendo negli spasmi dell’agonia. Una belva morente può essere molto pericolosa, ma per quanto lunga possa essere la sua agonia, la sua esistenza sta volgendo al termine e a un certo punto la belva morirà.
Prima che questo accada il nostro compito – il compito delle vecchie anime, degli operatori di luce, di chiunque abbia scelto il cambiamento della coscienza umana e del pianeta – è di non farci coinvolgere in questa agonia e di continuare coraggiosamente, nel nostro piccolo, a costruire la pace dentro di noi e attorno a noi, e a emanare luce potenziando le nostre capacità di riceverla e di canalizzarla.
Compito difficile, certo, ma è per questo che siamo venuti sul pianeta. E non siamo soli.

Post Scriptum: In questi giorni sto rileggendo Trasmissioni stellari, di Ken Karey, uno dei primi libri canalizzati (risale all’inizio del 1979) ad avere avuto una vasta diffusione e un forte impatto sul movimento mondiale della New Age. Ieri notte dopo avere pubblicato una prima versione di questo post, mi sono imbattuto “casualmente” in un brano che spiega molto efficacemente quello che ho cercato di dire nelle ultime righe, perciò lo trascrivo: «Non focalizzatevi su quel mondo che si polarizza nella direzione dell’egoismo e della paura. Non prestate attenzione a ciò che di vecchio crolla intorno a voi. Appartiene al passato, presto non sarà più. Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti, e concentratevi unicamente sulla costruzione del nuovo.  Allontanate le vostre energie da quei sistemi di informazione che servono soltanto ad attirare l’attenzione sulla distruzione del vecchio. Allontanate l’energia del vostro interessamento da tutte quelle forme di “media” che vi tengono costantemente al corrente delle grida di morte dei sistemi di sfruttamento e manipolazione. Prendetevi cura di voi stessi, dei vostri figli, delle vostre famiglie e comunità. Lì troverete la migliore delle notizie – che il tempo è venuto, e che l’Essere Planetario del quale fate parte si sta alla fine cominciando a svegliare, e a scrollarsi di dosso le coltri della Storia.» Parole profetiche, se si pensa che sono state scritte più di trent’anni fa. E così è.

Contatti cosmici. 7: Fratelli di pietra

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La Bandiera della pace di Nicholas Roerich sul nuraghe Santa Barbara

La Bandiera della pace di Nicholas Roerich sul nuraghe Santa Barbara

Quest’ultima domenica ho partecipato a un potente rituale di connessione e attivazione al nuraghe Santa Barbara, a Villanova Truschedu, nell’Oristanese.
L’occasione è stata un incontro con Corinna Muzi. È Corinna che ha deciso di portare Ricardo Gonzalez in Sardegna e ha organizzato, insieme a Max Bongini, il seminario di luglio sul Monte Arcuentu. Al suo ritorno dalla spedizione sugli Altai Corinna ha deciso di venire alcuni giorni in Sardegna per rincontrare i partecipanti al seminario e fare per loro ed eventuali amici un resoconto del viaggio. La data fissata era sabato 11 ottobre. Nel mentre, il 20 settembre, Corinna, con un piccolo gruppo di persone, è stata protagonista di un incontro ravvicinato con Antarel, la principale guida extraterrestre di Ricardo, che si è mostrato fisicamente ma solo da lontano. Subito dopo si è aperto uno “Xendra” che, secondo quanto spiega Ricardo Gonzalez, è fondamentalmente una concentrazione artificiale di energia che permette esperienze dimensionali a diversi livelli. Questi portali non sono del tutto fisici e hanno una funzione soprattutto come “ambienti olografici” in cui il testimone può essere “proiettato” verso un altro luogo, o ricevere “pacchetti di informazioni” con linee guida e istruzioni, nel breve tempo che permane all’interno di tale energia.
Dopo avere saputo che Corinna sul Monte Shasta aveva visto Antarel ed era entrata nello Xendra, ero ancora più contento di rivederla. Ero perfettamente consapevole che certe esperienze non si possono esprimere a parole, tanto più se sono ancora così fresche, ma al di là di quel che ci avrebbe raccontato mi incuriosiva percepire la sua energia e desideravo “approfittare” in qualche modo del suo recente contatto.
Dopo il resoconto di sabato pomeriggio, sicuramente molto interessante e affascinante, avevamo deciso che la domenica mattina saremmo andati al nuraghe Santa Barbara per una meditazione. Tra quelli che conosco il nuraghe Santa Barbara è uno dei più potenti e, seppure parzialmente, è già attivo. Come racconto in un post precedente, ai primi di agosto con due amiche proprio in quel nuraghe avevamo fatto una meditazione e un rituale di connessione con la missione sugli Altai. Perciò ci era sembrato il luogo più adatto.
Eravamo più di venti persone. Nel nuraghe non c’era nessun altro e perciò abbiamo potuto fare indisturbati il nostro lavoro.
All’interno della sala sacra, con la volta a tholos, ci siamo messi in cerchio, in piedi, e abbiamo recitato un mantra di connessione molto bello e potente, il mantra dei dischi solari. Poi siamo rimasti una decina di minuti in silenzio a meditare.
L’energia che si è sprigionata è stata davvero eccezionale, le frequenze erano molto elevate e credo che tutti quelli che hanno partecipato abbiano avuto, ognuno a suo modo, un’esperienza profonda e trasformativa, oltre che molto piacevole.
È ancora presto per me per raccontare quello che ho vissuto nel corso di questo lavoro energetico (che tra l’altro nell’intenzione era unito al lavoro che quello stesso giorno Ricardo stava svolgendo a Talampaya, in Argentina). Già dalla mattina di domenica, dopo aver terminato la meditazione, ho sentito il bisogno di silenzio, di raccoglimento, per lasciare che l’esperienza germinasse prima di poterne parlare. E ancora mi sento così.
L’unica cosa che posso dire è che sicuramente è successo qualcosa di importante – per tutta la Sardegna − e anche di radicalmente nuovo. E per me è stata la lampante conferma, semmai ne avessi avuto bisogno, che i nuraghi – come gli altri santuari megalitici − gradualmente stanno tornando a essere attivi e funzionanti, anche se probabilmente in modi diversi da quelli dell’antico passato.

Recentemente ho iniziato a lavorare a un breve video che raccoglie le mie foto “nuragiche”.
Dalla primavera del 2008 ho girato svariate decine di siti megalitici, uno più bello dell’altro. Il contatto con le pietre sarde è diventato per me una delle più profonde storie d’amore della mia vita. Ho ritrovato dei fratelli e delle sorelle saggi, amorevoli e potenti, che hanno iniziato a condividere con me la loro memoria e la loro energia. Ognuno di loro è un essere autonomo dotato di coscienza, anche se il loro stato di coscienza è ovviamente molto diverso dal nostro e quasi inconcepibile per la logica umana. Gradualmente, con l’aiuto delle mie guide incorporee, sto imparando a comunicare con le pietre, con i luoghi, con le “macchine” megalitiche. E ogni volta che visito uno di questi luoghi di potere vengo confortato, purificato e rinvigorito. E le pietre beneficiano a loro volta di questo contatto perché le aiuta a riattivare il loro potere.
È uno scambio reciproco che tanti in Sardegna hanno iniziato a fare, anche tanti che vengono dal “continente” (e non solo dall’Italia), ed è proprio questo scambio che sta permettendo ai nuraghi di riattivarsi.
All’inizio del mese mi sono deciso a riordinare e ripulire sul mio nuovo computer il mio archivio fotografico ormai quasi ingestibile. Ho deciso di cancellare gran parte delle foto e di tenere solo quelle che pur nel mio dilettantismo mi sembravano ben riuscite. Ovviamente quasi ogni volta che sono andato in un sito megalitico ho scattato delle foto, ma solo poche mi sono sembrate degne di essere tenute. A malincuore ho cancellato diverse foto di Su Romanzesu, a Bitti, o di Su Tempiesu, a Orune, o dei menhir di Biru e concas a Sorgono. Ma erano mal riuscite, le rifarò quando tornerò in quei posti.
Dopo aver fatto questo radicale repulisti, guardando in modalità “presentazione” le foto che avevo salvato, mi è venuta l’idea di montarle in un breve video. In realtà era da anni che avevo in mente di fare un omaggio ai “fratelli di pietra”. Avevo pensato a un piccolo libro – Fratelli di pietra era appunto il titolo che avevo scelto – ma l’idea di un video mi è parsa subito più adatta. “Parlare” delle pietre è molto difficile, si rischia di cadere sul piano mentale. Meglio farle “vedere”.
Così ho creato artigianalmente il mio primo video fotografico e l’ho pubblicato su YouTube. Per concluderlo, ho aspettato la meditazione di domenica al nuraghe Santa Barbara, perché non avevo foto degli interni e volevo scattarne qualcuna. In realtà, capisco ora che dopo l’attivazione del nuraghe la pubblicazione di questo video assume per me un diverso significato, molto pregnante. Così come mi sembra significativo che, senza averlo programmato, sia riuscito a pubblicare il video proprio oggi che è il mio (57°!) compleanno.

Se volete vedere il video, cliccate qui sotto

Fratelli di pietra-video

Il suggerimento che posso dare è di guardarlo come una sorta di meditazione, entrando in contatto con le pietre attraverso le immagini e lasciando che siano esse a parlare. In ogni caso, se con questo video sono riuscito a trasmettere almeno in parte il mio amore per le pietre della Sardegna, potrò ritenermi soddisfatto.

Contatti cosmici: SEMINARIO ESPERIENZIALE

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Contatti cosmici - seminario

Quando: domenica 14 dicembre 2014 — 10,00-18,30 (registrazione dei partecipanti 9,45 − pausa pranzo 13,30-15,00)
Dove: Afro Danza, Via Molise 2, Cagliari
Costo: 50 euro
Info e adesioni: Momi Zanda: 338-8480232 — momizanda@gmail.com
Da portare: materassino, copertina e cuscino per potersi sedere e/o sdraiare comodamente­ — mascherina o benda per gli occhi (facoltativa) — vestirsi con abiti comodi

Alcuni anni fa attraverso il channelling sono entrato in contatto con la coscienza collettiva di un gruppo di sardi nuragici che spinti dal degrado della loro civiltà si erano trasferiti su un pianeta di Alpha Centauri per poter continuare il loro percorso evolutivo. Lo scorso luglio ho avuto la fortuna di partecipare a un seminario tenuto da Ricardo Gonzalez ai piedi del Monte Arcuentu. Ricardo è un noto contattista peruviano che fin da ragazzo è in relazione con gli Apuniani, una razza di extraterrestri umanoidi provenienti dal pianeta Apu del sistema di Alpha Centauri, e proprio loro alcuni anni fa gli avevano chiesto di venire in Sardegna. Alcuni giorni prima di quel seminario, insieme al mio amico Roberto siamo stati nuovamente contattati dai sardi di Alpha Centauri che hanno iniziato a guidarci in un profondo lavoro di riconnessione con loro e con le nostre identità nuragiche, e ci hanno chiesto di fare un ciclo di seminari per facilitare questa riconnessione a chiunque si senta in risonanza con questo percorso.
Nei “brebus de sa Nuraxia”, raccolti da Raimondo Demuro nei suoi Racconti della Nuraghelogia, si dice chiaramente che gli antichi sardi usavano i “suoni muti della mente” (il channelling) per parlare con gli uomini di altri mondi, e che i nuraghi erano stati costruiti per ricevere e amplificare questi suoni muti. Si dice anche che sarebbe giunto il tempo in cui gli uomini avrebbero riacquistato la capacità di comunicare con gli uomini di altri mondi e i nuraghi si sarebbero riattivati. Questo tempo finalmente è arrivato.
Nel corso del seminario attraverso lo strumento della trance lucida (il “galazzoni” di cui parla la Nuraxia) entreremo in contatto con i sardi di Alpha Centauri e risveglieremo i nostri legami cosmici con altri popoli extraterrestri. Quello che ci è stato detto nel corso di una canalizzazione è che il seminario che stiamo per fare è molto più importante di quanto immaginiamo e produrrà un’energia molto maggiore di quella che ci aspettiamo. E questo ovviamente avverrà grazie al concorso di tutti i partecipanti.

Come si può capire da questa breve presentazione si tratta di un seminario particolare, che si rivolge a chi è già aperto a questo tipo di visione apparentemente fantascientifica ed è disposto a fare un’esperienza che difficilmente la logica e la razionalità saranno in grado di comprendere, se non in minima parte, ma che sicuramente avrà un effetto trasformativo molto benefico. Prima di decidere se partecipare consiglio perciò di leggere sul mio blog (momizanda.altervista.org) la serie di post intitolati Contatti cosmici così da avere un’idea più precisa del contesto, e del lavoro che andremo a fare.

La fine dell’oscurità

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Big Bang

L’ultimo post che ho scritto su questo blog è stato l’annuncio del mio seminario “Contatti cosmici” che risale a più di un mese e mezzo fa. Da allora avevo in progetto diversi post che avrei voluto scrivere, in particolare sui miei contatti con i sardi nuragici di Alpha Centauri e più in generale sulla Nuraxia, ma dai primi di novembre ho iniziato ad avere diversi problemi di salute che col passare del tempo sono peggiorati − un po’ come se il mio corpo stesse andando in tilt − e che sono culminati a dicembre con una gastrite persistente e particolarmente dolorosa che mi ha obbligato a rimandare il seminario a data da destinarsi (se tutto va bene lo riproporrò all’inizio di febbraio). Ora sto decisamente meglio, anche se mi ci vorrà ancora del tempo per tornare completamente in forma, o meglio per conquistare uno stato di benessere fisico molto migliore di quello che ho sempre avuto. Come me, molte persone che conosco stanno affrontando malesseri più o meno gravi, e questo fa parte di una ricalibrazione del corpo iniziata nel 2013 e che per tanti di noi è ancora in corso. Ne parlerò più diffusamente in un prossimo post, col desiderio che la mia personale esperienza possa servire da confronto (e forse da conforto) alle persone “in cammino” che stanno affrontando problemi analoghi.

Oggi invece, con poco tempo a disposizione, voglio scrivere qualcosa sull’anno che tra meno di ventiquattr’ore finirà, il 2014, il primo anno della Nuova Era (il 2013 era l’anno zero, l’anno della ricalibrazione, appunto).
A fine anno come tradizione è quasi inevitabile fare dei bilanci. Se mi guardo indietro mi viene da dire che il 2014 è stato sicuramente l’anno più difficile da quando sette od otto anni fa sono entrato consapevolmente nel percorso dell’ascensione individuale e planetaria. Un anno estremamente impegnativo ma anche molto importante. I primi sei mesi per me sono stati una sorta di sogno ad occhi aperti che mi ha permesso di “assaggiare” come può essere la vita di un essere umano risvegliato e consapevole. Tanto nell’ambito lavorativo che nella sfera personale ho avuto grandi risultati e grandi soddisfazioni, sia sul piano interiore che sul piano materiale. E tutto è avvenuto con naturalezza, con facilità e con grazia, come se avessi il vento in poppa e dovessi solo lasciarmi portare.
Poi da luglio hanno iniziato a riaffiorare vecchi problemi e blocchi radicati su cui per anni avevo lavorato con buoni risultati ma che andavano evidentemente sanati e risolti su un livello più elevato, e da fine agosto le cose sono velocemente precipitate fino a questi ultimi due mesi in cui il mio corpo ha iniziato giustamente a pretendere le cure e le attenzioni di cui ha bisogno e che spesso gli ho negato.
In ogni caso, per quanto anch’io stia salutando l’imminente arrivo del nuovo anno con un certo sollievo, il mio bilancio per il 2014 è decisamente positivo. Come ho detto, nei primi sei mesi dell’anno il mio lavoro di counsellor “multidimensionale” ha fatto un salto di qualità, e ho avuto anche la possibilità di tenere dei seminari di ipnosi regressiva in diverse città della Sardegna con una partecipazione al di là delle mie aspettative. Ho risolto alcuni problemi che da diversi anni non trovavano soluzione e che mi permettono di godere un po’ di tranquillità economica almeno nel prossimo futuro. A luglio, grazie a un seminario col contattista peruviano Ricardo Gonzales, non solo per la prima volta in questa vita ho potuto osservare con i miei occhi un’astronave, ma sono anche entrato in contatto telepaticamente con la sua guida principale di riferimento, Antarel, un extraterrestre umanoide originario del pianeta Apu del sistema di Alpha Centauri, e con un abitante della Terra interna che mi ha detto di chiamarsi Dorama e che da allora con profondo amore si sta prendendo cura di me (a quanto mi ha detto, è un po’ come il “primario” di uno staff medico che si è assunto il delicato compito di aiutarmi a guarire i miei corpi sottili).
Nello stesso periodo del seminario con Ricardo, sono stato ricontattato dai sardi nuragici “emigrati” millenni fa su un pianeta di Alpha Centauri che mi stanno aiutando in un profondo lavoro di riconnessione con la mia identità di sciamano dei tempi della Nuraxia e mi stanno addestrando a diventare un canale per il fuoco bianco, un’energia molto potente e benefica che loro stessi hanno creato nel corso della loro evoluzione.
Nel corso dell’anno ho anche continuato ad approfondire le tecniche energetiche delle Ande − tramandate dai maestri Q’ero nella forma più pura fin dai tempi dell’impero Inca − in diversi seminari tenuti dall’italiano Roberto Sarti, dall’antropologo peruviano Don Juan Nunez del Prado, e da Don Francisco Apaza, attualmente uno dei maestri Q’ero di più alto livello.
E ho continuato la mia esplorazione dei luoghi di potere della Nuraxia, visitando per la prima volta alcuni “gioielli” come le Tombe dei giganti di Madau e il santuario nuragico di Gremanu nei pressi di Fonni, e l’altare rupestre di Santo Stefano a Oschiri.
Insomma, il mio 2014, con le sue luci e le sue ombre, è stato sicuramente un anno ricco e intenso anche se, come ho detto, estremamente impegnativo.

Al di là delle mie vicissitudini personali, per tutta la seconda parte di quest’anno sono state in circolazione energie particolarmente pesanti, che hanno cercato in tutti i modi di risucchiarci nella paura, nella sofferenza e nello scoraggiamento – a livello individuale e collettivo − mentre le energie fini che si stanno riversando sul nostro pianeta stanno raggiungendo delle frequenze così elevate che è ancora molto difficile per la maggior parte di noi riuscire ad “agganciarle” e soprattutto a mantenere una connessione stabile. Ma è solo questione di tempo. Dobbiamo semplicemente allenarci a sintonizzarci con loro, ed è per questo che è così importante il raffinamento e la manutenzione della nostra “antenna”, cioè del nostro corpo.
Per quello che percepisco, comunque, già da metà dicembre l’ambiente energetico ha cominciato ad alleggerirsi, si inizia a respirare meglio, e aria più pura, e questo processo dovrebbe accelerare nei primi mesi del prossimo anno. Ovviamente, sarebbe stupido farsi illusioni e pensare che dal primo gennaio cambierà tutto, e va anche considerato che all’interno di una tempistica generale ogni individuo sta percorrendo un suo proprio percorso ed è un caso a sé, ma credo che realisticamente nel corso del 2015 possiamo aspettarci di sentirci gradualmente più leggeri e di iniziare a vedere le prime manifestazioni dei nostri desideri più profondi.
Come sempre in questi ultimi anni, per farmi un’idea più chiara dei processi in atto e dei cambiamenti in arrivo mi sono rivolto a Kryon, grazie in particolare a Leonardo Luca Ferretti e al suo staff di traduttori volontari che a tempo di record hanno sottotitolato in italiano le principali canalizzazioni di Kryon fatte da Lee Carroll in questi ultimi mesi (ve le consiglio caldamente; le trovate su You Tube a questo link: LUCA FERRETTI).
Kryon ricorda di averci avvertito ripetutamente fin da prima del 2012 che la vecchia energia non se ne sarebbe andata tanto facilmente e avrebbe venduto cara la pelle, e spiega che quello che stiamo vedendo oggi nel mondo – e senza mai nominarlo si riferisce in particolare all’ISIS – è semplicemente l’oscurità che fino a ieri agiva nascosta nell’ombra e che adesso, resa visibile dalla luce che aumenta, si mostra per quello che è e combatte fino all’ultimo con le unghie e con i denti per non morire. Ma in realtà, spiega, quello che sta accadendo non è il segnale che l’oscurità sta prendendo il sopravvento bensì proprio il contrario. E afferma senza mezzi termini che la vecchia energia sta morendo e ben presto semplicemente se ne andrà.
I prossimi tre anni secondo Kryon saranno gli anni del completamento. Per chi lo sceglie c’è l’opportunità di aumentare l’efficienza del nostro DNA fino al 44%, il che significa acquisire il potere di ricordare chi siamo stati e di guarire il nostro corpo, tanto per dirne un paio.
Avverte che c’è il potenziale che il cambiamento dell’umanità avvenga molto velocemente, così come è successo nella maggior parte dei pianeti in tutto l’universo che hanno già attraversato il processo di ascensione. Ma poi spiega anche che per completare il processo di ascensione e attivare il DNA fino a quasi il 90% (il che significa essere fusi con la propria anima e diventare il Dio Creatore che essenzialmente siamo) il tempo medio è … un milione di anni!
Insomma, per quanto questi prossimi anni siano un momento chiave, non stiamo correndo i 100 metri piani, ma abbiamo appena intrapreso una lunga e appassionante marcia. Perciò è meglio preparare il fiato e godersi il cammino.
Dal profondo del cuore, auguro a tutti i lettori abituali e occasionali di questo blog un 2015 splendente di luce a traboccante di amore.

Le ragioni del corpo

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Curandero (by Luke Brown)

Curandero (by Luke Brown)

Fin dai miei primi contatti con gli arcangeli, sia loro che le altre varie guide incorporee che via via si presentavano hanno spesso insistito sulla necessità che mi prendessi cura del mio corpo, pur consapevoli del fatto che a quell’orecchio ero piuttosto sordo.
Il mio rapporto con il corpo non è mai stato particolarmente armonioso. Semplificando, potrei dire che tendenzialmente ho sempre considerato il corpo un fastidio inevitabile per poter fare un’esperienza in questa dimensione, e l’ho sempre trattato piuttosto male, dandogli poca attenzione e avvelenandolo quotidianamente con cibi poco sani, alcol e tabacco.
Per fortuna il mio corpo è un essere evoluto e molto resistente, che mi ha servito fedelmente fino ad oggi senza darmi troppi problemi. In tutta la mia vita non ho mai avuto malattie particolarmente gravi. Da bambino soffrivo di asma, che si è risolta da sola con la pubertà, e poi dall’adolescenza ho sofferto per una decina d’anni di rinite allergica, una malattia non particolarmente grave ma estremamente fastidiosa e debilitante durante le crisi acute. Ma anche l’allergia è guarita spontaneamente da quasi trent’anni, con l’aiuto della pratica buddista. Una decina d’anni fa ho subito un’operazione di ernia inguinale, l’unica volta nella mia vita che sono stato ricoverato in ospedale (per soli tre giorni). Per il resto la mia salute è sempre andata discretamente, con qualche leggero malessere ogni tanto: un’influenza, qualche infezione, un mal di testa, un mal di denti. Normale amministrazione.
Insomma, a quasi sessant’anni non mi posso proprio lamentare, e sono molto grato al mio corpo per essere riuscito a mantenere vitalità ed equilibrio per tutto questo tempo nonostante il mio stile di vita non certo salutista.
Ma come dicevo, le mie guide incorporee – e in particolare il mio maestro sciamano disincarnato, il cuoco indiano Gundrum − hanno continuato a insistere perché mi decidessi a prendermi maggiore cura del mio corpo e a disintossicarlo.
Mi hanno sempre spiegato che il corpo (o il veicolo fisico, come spesso lo chiamano) è fondamentalmente un’antenna che ci permette di fare un’esperienza nella densità della dimensione fisica restando connessi alle altre dimensioni più rarefatte della coscienza. Ma se l’antenna è sporca, intasata dalle sostanze tossiche che ingeriamo quotidianamente attraverso il cibo, l’inquinamento, le sigarette o quant’altro, non può vibrare alla giusta frequenza e addirittura le energie a frequenza troppo elevata possono danneggiarlo.
Pur sentendoci poco da quell’orecchio − perché ho sempre considerato troppo impegnativo curarmi troppo dell’alimentazione, o fare attività fisica con regolarità, e perché mi sembra quasi impossibile per me smettere di fumare dopo quarant’anni vissuti col costante “conforto” delle sigarette − in questi anni ho comunque modificato almeno in parte il mio stile di vita. Ho ridotto al minimo gli alimenti preconfezionati, ho eliminato in buona parte i cibi di derivazione animale, l’alcol è limitato ormai a un bicchiere di vino rosso a pasto e raramente, quando sono a cena con amici, qualche superalcolico. Quanto all’attività fisica, a parte che dato che non guido sono obbligato a camminare almeno una ventina di minuti al giorno per raggiungere le fermate degli autobus e spesso ovviamente cammino anche di più, da anni quando il tempo lo permette il fine settimana vado con amici nei vari siti nuragici sardi per ricaricarmi e camminare in mezzo alla natura.
Insomma, sicuramente ho fatto dei grandi passi avanti, ma ancora non sono riuscito a disintossicare il mio corpo dai veleni accumulati nel corso della mia vita, e ancora continuo − anche se molto meno di prima − ad avvelenarlo quotidianamente, in particolare col fumo delle (molte) sigarette.
E mi rendo conto che per quanto io – a giudicare da ciò che ho sperimentato in questi ultimi anni – abbia sviluppato la capacità di comunicare con le dimensioni più rarefatte della coscienza, questa comunicazione non è stabile e pura come potrebbe essere proprio a causa del fatto che la mia antenna (il mio corpo) non riesce a vibrare al massimo delle sue potenzialità.

L’energia che si sta riversando sul pianeta ha frequenze sempre più elevate, e il corpo si trova ancora in difficoltà a riceverla e trasmetterla, e perciò va fuori equilibrio. Se lo squilibrio dura troppo a lungo è possibile che si manifesti una malattia vera e propria.
Nel mio caso, come ho sinteticamente affermato nella locandina del mio seminario Contatti cosmici, recentemente sono entrato in contatto con i sardi nuragici che quando la Nuraxia aveva iniziato a corrompersi avevano scelto di trasferirsi su un pianeta di Alpha Centauri. Lì hanno proseguito la loro evoluzione e hanno raggiunto un livello di coscienza molto elevato, basato sull’osmosi, cioè sull’unione delle coscienze individuali e sul rapporto armonioso con tutti gli esseri.
Ad agosto, insieme al mio amico Roberto, ci hanno guidato in un rituale al nuraghe di Orroli per ricollegare la Sardegna con Alpha Centauri e far entrare nella Sardegna di oggi una potente energia che loro stessi hanno creato, un fuoco bianco freddo molto potente. A ottobre, durante una meditazione di gruppo, l’energia del fuoco bianco è entrata anche attraverso il nuraghe Santa Barbara, a Villanova Truschedu. Poi ci hanno chiesto di fare un seminario. Il giorno stesso che ho stabilito la data e prenotato la palestra in cui il seminario si sarebbe svolto, ho iniziato a star male.
Era il primo lunedì di novembre. All’inizio si è trattato solo di un virus parainfluenzale che come da anni mi succede non riusciva a prendere il sopravvento. Giusto un leggero mal di gola e un diffuso senso di malessere che non mi impediva però di continuare a condurre una vita normale. Dopo qualche giorno ­– anche questo mi era già accaduto altre volte – mi si sono ingrossate alcune ghiandole linfatiche e il senso di malessere è aumentato. Ho chiesto a mio fratello, che è medico, di prescrivermi degli antibiotici per bloccare l’infezione. Ma dopo alcuni giorni è sopraggiunta un’altra infezione alle vie urinarie piuttosto fastidiosa – anche perché interrompeva diverse volte il mio sonno nel corso della notte – e a tratti dolorosa. Dopo nove giorni di antibiotici non si decideva a passare e perciò ho approfittato di una seduta con Roberto per chiedere spiegazioni ai Maestri nuragici di Alpha Centauri.
«Quello che sta avvenendo adesso è un profondo cambiamento» ha risposto il Maestro dei pianeti a nome di tutti. «Questo cambiamento è iniziato con il contatto con me all’interno del nuraghe di Orroli. Questi cambiamenti in una prima fase sono molto difficili da comprendere perché l’energia che c’è ad Alpha Centauri è molto diversa dalla vostra, quindi voi avete molta difficoltà nel canalizzare la nostra energia. Questo, dal momento in cui siete entrati nel nuraghe sino a quello in cui vi ritornerete, ha portato una fluttuazione di energia molto forte, quindi la vostra energia è diventata instabile e anche il vostro corpo fisico è diventato fortemente instabile. Comunque non ci si deve preoccupare di quello che sta succedendo perché dall’inizio dell’anno prossimo questa energia che è molto forte, quindi può apparire anche devastante, si stabilizzerà perché voi riuscirete a possedere i poteri che sono collegati alla nostra identità. Quello che sta succedendo è che voi avete accolto un’energia molto forte senza poterla comprendere, perché nel momento in cui siete arrivati nel nuraghe avete solo dato la fiducia e la disponibilità a farla interagire col vostro campo energetico. Questa fiducia verrà ripagata a breve. In effetti noi avevamo bisogno che questa fiducia venisse data per un periodo di tempo molto più lungo di quello che potevate immaginare. La cosa che adesso dovete fare, come vi avevamo già indicato, è di ritornare al nuraghe e poi di fare il seminario perché questi due elementi posseggono dentro di sé la risposta ai dubbi che state percependo in questo momento, e alle difficoltà.»
Non ero del tutto soddisfatto, perciò gli ho chiesto se non c’era il rischio che nel corso del processo il mio corpo venisse danneggiato da questa instabilità e se non fosse il caso che facessi dei controlli medici più approfonditi.
«Se desideri puoi fare dei controlli» mi ha risposto, «però il corpo fisico non verrà danneggiato da questa situazione. È come se l’energia che lo sta attraversando sia troppo grande, e quindi stai facendo resistenza al passaggio di questa energia. Ma adesso comunque la situazione si risolverà soprattutto quando andrete al nuraghe e poi nel corso del seminario. Quindi mancano solo pochi giorni per avere delle risposte più concrete e anche uno stato fisico più stabile. Ecco diciamo che il tuo stato fisico in questo momento non è danneggiato ma è instabile, quindi sembra che non si sa da che parte stia andando, se verso una malattia o verso una non malattia. C’è una grande instabilità, e questa instabilità può passare per diverse parti del corpo ma serve per ottenere poi una stabilità. In ogni caso si possono comunque fare dei controlli, ma senza preoccuparsi troppo per questa cosa.»
Le parole del Maestro dei pianeti e l’energia benevola e rassicurante che infondeva nella comunicazione bastò a tranquillizzarmi e già da quella sera iniziai a stare meglio. Nel giro di un altro paio di giorni i sintomi dell’infezione erano superati.
Ma dopo una pausa di alcuni giorni di relativo benessere si è manifestato un altro disturbo, una gastrite persistente e molto dolorosa. Tra l’altro, per un disguido informatico, ero temporaneamente privo del medico di base e tra una cosa e l’altra non mi ero ancora deciso a scegliere un nuovo medico: lo cercavo il più possibile vicino a casa ma nessuna delle scelte possibili mi “ispirava”, perciò stavo rimandando.
L’8 dicembre con il mio amico siamo tornati al nuraghe di Orroli, come ci era stato chiesto, per continuare il lavoro di riconnessione. La sera dopo il nostro ritorno i dolori sono passati e ho trascorso una notte tranquilla, ma il giorno dopo i dolori sono ripresi e sono peggiorati. Per fortuna dopo un po’ si calmavano per qualche tempo, ma soprattutto la notte si acuivano arrivando al petto e alla schiena, come se avessi la cassa toracica compressa in una morsa. Perciò mi svegliavo anche tre o quattro volte nell’arco di una notte e ovviamente la mattina non mi sentivo certo riposato.
Alcune notti ho addirittura temuto che potesse venirmi un infarto, ma poi i sintomi mi sembravano non coincidere e mi tranquillizzavo. In ogni caso penso sia inevitabile quando si sta male senza ancora conoscere le cause del proprio malessere ipotizzare che potrebbe trattarsi anche di qualcosa di grave. Per tutto il 2014 ho lavorato sul pensiero della morte, sulla possibilità di tornare dall’altra parte del velo. Ci ho riflettuto a lungo e – come consigliato anche da Adamus, che collega l’indecisione se stare sulla Terra o tornare dall’altra parte alla mancanza di abbondanza – alla fine ho preso la decisione di restare. In quelle notti in preda al dolore al petto senza poter far nulla ho ripreso in esame l’idea della mia morte. Se da un lato sono giunto alla conclusione che anche se dovessi morire ora la mia vita avrebbe comunque un suo significato e una sua completezza, e non credo che avrei dei rimpianti avendola vissuta al meglio delle mie possibilità, dall’altro voglio godermi questo momento di radicale cambiamento dell’umanità e del pianeta e penso di poter dare ancora un grande contributo e vivere ancora molti anni di soddisfazione. Perciò ho rinnovato la mia decisione di restare e, ovviamente, di guarire e ringiovanire il mio corpo.
In ogni caso in quelle notti ho chiamato aiuto, e i miei assistenti incorporei ovviamente erano là attorno a me per sostenermi e spiegarmi. In quell’occasione la presenza più forte era quella di Dorama, un intraterrestre con cui sono entrato in contatto a luglio, durante il seminario col contattista peruviano Ricardo Gonzalez, e che da allora mi sta aiutando e guidando con grande amore.
Sapevo già che lui stava lavorando sui miei corpi sottili, ma in quell’occasione mi ha spiegato di essere a capo dello staff “medico” che si era assunto il compito di sanare e riequilibrare il mio veicolo fisico e tutti i corpi sottili che sono collegati ad esso e ne condizionano lo stato di salute. Mi ha spiegato che ero in una fase particolarmente delicata e difficile del processo, che era importante fare tutti gli accertamenti e le cure mediche necessarie, ma che ancora più importante era che lavorassi sul piano spirituale. «Queste sono le tue paure che si manifestano,» mi disse mentre ero in preda al dolore al petto. «Devi lasciarle andare.»

In quei giorni per quanto possibile cercavo di fare ancora una vita normale. Durante il giorno il dolore di solito si attenuava e per alcune ore mi lasciava libero. Finalmente mi era venuta l’ispirazione per la scelta del medico, così all’inizio della settimana successiva avrei finalmente potuto farmi visitare e avere una terapia (in quei giorni stavo prendendo un farmaco che mi aveva consigliato mio fratello, che aveva qualche effetto ma non sembrava risolutivo). Il problema era che quella domenica avrei dovuto tenere il seminario sulla Nuraxia, e avrei dovuto essere in piena forma. Ci tenevo a farlo e mi sarebbe seccato doverlo annullare, anche se già da tempo i Maestri di Alpha Centauri ci avevano detto che non era importante che facessimo il seminario in quella data. Avevano spiegato che quella era solo una tappa preliminare, una sorta di preparazione, e che il seminario vero e proprio si sarebbe comunque potuto fare solo nel 2015. Perciò se preferivamo rimandarlo andava altrettanto bene.
Giovedì stavo sempre peggio. Non sentendomi particolarmente lucido ho chiesto al mio amico Roberto di mettersi lui in contatto con i Maestri per avere il loro parere. Gli dissero che l’energia era molto instabile e che aspettassi il giorno dopo per decidere se fare il seminario o rimandarlo. Venerdì la situazione non era migliorata. Oramai ogni paio d’ore avevo la necessità di sdraiarmi sul letto, al caldo sotto alcune coperte, cercando di rilassarmi, riposarmi e aspettare che il dolore si attenuasse in questo modo. Non era proprio possibile tenere il seminario in quelle condizioni, e perciò ho informato tutti i partecipanti che veniva rimandato al 2015.
In quell’occasione tramite una mia amica mi arrivò anche un messaggio dal mio maestro sciamano disincarnato, Gundrum, che mi diceva che stavo attraversando una catarsi, che dovevo semplicemente riposare e stare al caldo, e mantenere una dieta liquida a base di frutta e verdura. Grosso modo era quello che intuitivamente avevo già iniziato a fare.
I giorni seguenti i dolori continuarono, seppur meno intensi, ma almeno io avevo la mente libera da impegni e potevo riposare e stare in una sorta di incubazione per propiziare la guarigione. Domenica mattina mi sentivo relativamente meglio. Il dolore c’era ancora, ma molto alleggerito. In tarda mattinata però sentii il bisogno di sdraiarmi sul letto e rilassarmi per un paio d’ore. Entrai in meditazione e percepii immediatamente la presenza dei Maestri nuragici di Alpha Centauri. In effetti già dai giorni prima avevo avuto la sensazione che ci fosse qualche lavoro specifico da fare in sostituzione del seminario. Il lavoro energetico di un seminario inizia molto prima della data in cui verrà tenuto, e coinvolge a livello di coscienza tutti i partecipanti, anche chi ancora non ha deciso di partecipare o non ne è stato ancora informato. Oltre quello, con alcuni miei clienti che avrebbero partecipato avevo già iniziato un lavoro preparatorio in vista del 14 dicembre. Avevo l’impressione che ci fossero un bel po’ di cose che non potevo lasciare in sospeso fino al giorno in cui sarei stato in grado di tenere il seminario. I Maestri confermarono la mia ipotesi e mi dissero che avrei tenuto comunque il seminario dalla mia stanza da letto e che ero perfettamente in grado di farlo sotto la loro direzione. Compresi anche che questo avrebbe agevolato la mia guarigione. Mi guidarono in una serie di rituali che oltre che me, Roberto e le nostre identità nuragiche coinvolsero tutti i partecipanti. Creammo una rete di connessione tra i diversi tempi (il tempo dell’oggi, il tempo della Nuraxia e il tempo di Alpha Centauri) e i diversi luoghi (la Sardegna della Nuraxia, la Sardegna attuale e il pianeta di Alpha Centauri dove si sono trasferiti i sardi nuragici), e alla fine ognuno poté tornare armonicamente alla propria identità in attesa di riattivare le connessioni nel corso del seminario.
«Bene, il seminario è stato fatto,» mi dissero alla fine i Maestri di Alpha Centauri. Erano chiaramente soddisfatti.

Lunedì stavo già meglio, i dolori forti erano passati, e martedì avevo finalmente l’appuntamento con il medico. Come mi disse poi Dorama, era stato lui a farmi scegliere quel medico perché era perfettamente in grado di aiutarmi nella mia guarigione a livello fisico. In effetti mi visitò molto scrupolosamente, mi diede un farmaco per la gastrite e mi prescrisse una serie di esami, compresa una visita cardiologica perché nel corso della visita aveva riscontrato una tachicardia, e la pressione alta. Io mi ero accorto in diverse occasioni che il mio cuore accelerava percettibilmente quando il dolore della gastrite era particolarmente forte, ma avevo pensato che fosse una normale reazione fisiologica. Invece anche dopo che il dolore era passato da diversi giorni la tachicardia permaneva. Ogni tanto aumentava ulteriormente anche per diverse ore. E iniziavo a sentire alcuni sintomi della pressione alta, di cui prima d’allora non avevo mai sofferto.
Mentre cominciavo a fare i vari esami prescrittimi dal medico ci fu l’occasione di interrogare col mio amico i Maestri di Alpha Centauri sulla situazione successiva al seminario.
«Come avete visto» ci dissero, «la riconnessione con le vostre identità nuragiche comporta il superamento e lo scioglimento di alcuni ostacoli che voi stessi ponevate all’interno, perché queste identità sono molto forti e molto luminose e quindi la vostra prima reazione inconsapevole è stata quella di resistere a questo incontro. Ma in questo momento le vostre resistenze si stanno sciogliendo in modo da accogliere pienamente questa grande energia che avvertite anche voi come molto forte, molto luminosa, e state alzando le vostre frequenze per raggiungere questa energia. Come indicazioni pratiche nel caso del perdurare di malesseri fisici, potete come vi avevo già indicato fare degli esami e delle analisi. È importante che vangano fatte con l’intento di prendersi cura di sé stessi. Quindi non necessariamente sono collegati a delle malattie, anzi molto probabilmente no, ma dovete farlo, dovete fare queste analisi e questi esami con l’intento di prendervi cura di voi stessi.»
La visita cardiologica ha fortunatamente appurato che il cuore ha una buona contrattilità e non presenta problemi seri, ma c’è una preoccupante serie di fattori di rischio che vanno modificati, in parte con una terapia che ho già iniziato e in parte con alcuni cambiamenti abbastanza radicali nel mio stile di vita.
E qui torniamo ai consigli e agli avvertimenti che da tanti anni le mie guide incorporee mi stanno dando sulla cura del corpo. Come ho detto, ho fatto dei grandi passi avanti ma non ho mai ancora affrontato il problema in tutta la sua ampiezza, e il mio corpo mi sta dicendo che non posso più procrastinare. A quanto mi ha spiegato Dorama, confermando le mie intuizioni, il mio corpo ha sopportato i miei maltrattamenti mantenendosi con grande maestria e intelligenza il più possibile sano fin quando il mio comportamento aveva una sua funzione all’interno di un percorso di immersione nella densità e nell’oscurità che avevo scelto di fare come necessaria esperienza per poter sviluppare appieno la mia maestria. Adesso questo percorso è terminato, le mie abitudini tossiche non hanno più alcuna utilità e diventano sempre più dannose, e il mio corpo perciò non è più disponibile a tollerarle e inizia ad ammalarsi per spingermi a eliminarle. E credo proprio che purificare il mio corpo e dargli le attenzioni che merita sia il mio più importante compito nel 2015.

Ho una certa esitazione a pubblicare questo post dove entro un po’ troppo intimamente nella mia sfera privata, ma so che tanti in questo periodo stanno affrontando problemi di salute, spesso collegati alla ricalibrazione del corpo che deve abituarsi alle nuove frequenze e sintonizzarsi con esse, e magari nella mia esperienza (che è ancora nella sua fase inziale, ovviamente) potrebbero trovare degli spunti e magari qualche piccola illuminazione.
Sul funzionamento del corpo e su come iniziare a guarirlo nella nuova energia credo siano preziose le spiegazioni di Kryon in una recentissima canalizzazione sull’Innato (trovate qui il video sottotitolato in italiano: L’innato rivelato – 22 novembre 2014).
Vorrei concludere con tre parole che secondo Dorama sono le chiavi per guarire il corpo: ascolto, amore e responsabilità. Le approfondirò sicuramente su questo blog mano a mano che la mia esperienza va avanti.

Lasciar andare

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My beloved melancholy di Jacek  Yerka

My Beloved Melancholy di Jacek Yerka

Oggi sono andato a dare un ultimo saluto alla casa di famiglia. È un grande appartamento di fine Ottocento, con vista sul porto e sugli splendidi tramonti cagliaritani, in un palazzo fatto costruire da mio bisnonno materno, che aveva fatto fortuna col commercio dei vini da dessert, realizzando il suo sogno di diventare un fornitore ufficiale di una casa reale (quella d’Inghilterra). In quell’appartamento aveva vissuto prima lui con la sua famiglia, poi la famiglia di mia nonna e alla sua morte ci siamo trasferiti noi. A quell’epoca avevo più o meno sette anni, e ci ho vissuto, con il breve intervallo dei miei tre anni di università a Bologna, fino a quasi quarant’anni.
Ora, dopo la morte dei miei genitori non avevamo alternative alla vendita. Il processo di separazione è durato più di tre anni ed è stato travagliato e complesso, non tanto e non soltanto dal punto di vista pratico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico e ancor più energetico. Quella casa ha ospitato le vicende di tre generazioni, ovviamente con le loro gioie ma anche con dei profondi dolori, in particolare la perdita prematura di uno o più figli in ciascuna delle generazioni.
Per mia fortuna sono stato assistito dalle mie guide incorporee, e in particolare dallo sciamano Gundrum, che mi hanno consigliato di volta in volta come risolvere i blocchi e i ristagni energetici che emergevano nella casa, e questo mi è stato di grande aiuto anche nella risoluzione dei numerosi problemi che inevitabilmente la vendita della casa ha comportato e di cui in buona parte mi sono occupato io in prima persona, come fiduciario della famiglia. Lo sciamanesimo se ben praticato con intenzioni “pure” sortisce notevoli risultati anche sul piano pratico e materiale.
In ogni caso, questa vendita rappresenta per me e la mia famiglia la fine di un’epoca, e secondo la mia percezione anche la liberazione da una pesante zavorra del passato. Lo scopo delle mie azioni sciamaniche è stato infatti lo scioglimento dei nodi e dei blocchi energetici della casa, e la pacificazione dei dolori del passato e delle identità che li hanno sofferti, alleggerendo così il mio retaggio famigliare e aiutando la casa a ritrovare la sua vitalità, a rigenerarsi e prepararsi a rinascere.
Vedere la grande casa dove ho vissuto buona parte della mia vita completamente vuota, al contrario di quello che mi sarei potuto aspettare non mi ha dato un senso di tristezza o peggio di squallore. La casa era contenta, pronta ad affrontare il periodo, probabilmente non facile per lei, della ristrutturazione, per poter poi ospitare una nuova famiglia con dei bambini.
Per salutarla, ho girato stanza per stanza recitando alcuni mantra. L’effetto sonoro era molto bello. I mantra risuonavano nelle stanze vuote, coi soffitti alti più di cinque metri. Le pareti della casa sembravano rispondere con gratitudine a quei suoni che le inviavo con amore, augurando a lei e ai suoi nuovi ospiti tutto il bene possibile.

Quest’ultimo saluto alla casa di famiglia mi ha fatto riflettere ulteriormente su quello che mi sembra il tema principale di quest’anno, o almeno dei suoi primi mesi: lasciar andare il vecchio.
Ovviamente, chi sta percorrendo magari da tempo un percorso di risveglio, in questi ultimi anni si è sicuramente dovuto confrontare più volte con questo tema, e ogni volta probabilmente con una crescente difficoltà. Certo, chi già nel passato è riuscito a liberarsi almeno di una parte della sua vecchia pelle, è avvantaggiato in questo processo perché ha già maturato una serie di abilità e consapevolezze attraverso la sua propria esperienza. Ma ogni volta che il processo si ripropone, ciò che è necessario abbandonare è sempre più intrecciato con quella che crediamo essere la nostra identità, e doverlo abbandonare somiglia sempre più a una vera e propria morte. Dobbiamo rinunciare alla vecchia identità che fino ad oggi abbiamo confuso col nucleo del nostro vero essere, e aprirci a una nuova identità in divenire, o meglio a tante identità in cui possiamo identificarci a nostro piacimento, a seconda delle situazioni che stiamo vivendo o delle esperienze che desideriamo fare. Per questo la difficoltà è crescente e, almeno per quanto mi riguarda, sono molti i momenti in cui inevitabilmente ci sentiamo scoraggiati e dubitiamo di potercela fare.
Il professor Adamus nell’ultima lezione del 2014 tenuta l’ultima sera dell’anno, parla della necessità di dare l’«addio al passato», spiegando che fondamentalmente quello che dobbiamo lasciar andare è il conflitto. Il conflitto con noi stessi, con chi crediamo di essere, con le circostanze della nostra vita, con i nostri presunti vizi e difetti. Esorta a smettere di combattere e a lasciar andare tutte le problematiche che ci hanno assillato fino ad oggi da anni, da decenni o forse addirittura da altre vite. È il momento di lasciar andare e secondo Adamus la cosa è molto semplice. Non c’è da argomentare, analizzare, elaborare o sforzarsi. Basta volerlo e tutto poi avviene naturalmente.
Anche Kryon ha rispolverato il concetto di «rilascio del karma», una delle prime cose che aveva insegnato all’inizio delle sue canalizzazioni alla fine degli anni ottanta. In questi ultimi mesi ha ribadito che è importante rilasciare il karma e che il rilascio del karma non è una cosa che avviene in automatico ma dobbiamo, e possiamo, deciderla noi. E ancora una volta spiega che ciò che serve per farlo non è difficile o complicato: è l’intenzione.

Ovviamente per noi umani la difficoltà è avere la semplicità e la fiducia di cui, sebbene in modi diversi, parlano sia Adamus che Kryon.
Personalmente fin dall’inizio della scorsa estate sto affrontando l’una dopo l’altra tutte le zavorre che ancora devo lasciar andare (e son parecchie!). Nel 2013 Kryon ha anche spiegato che nel processo di ricalibrazione, che per la maggior parte di noi non si è ancora completato, tutti gli squilibri interni ed esterni si sarebbero amplificati. È un po’ quello che è successo a me, anche nell’ambito del corpo fisico.
Quando uno squilibrio si amplifica le sue manifestazioni diventano più chiare e più tangibili, e questo ci spinge ad affrontare lo squilibrio e risolverlo. Inoltre, vedere le nostre vecchie modalità e i nostri squilibri per così dire “oggettivati” ci permette di approfondirne la comprensione e spesso ci porta a scoprire delle sofferenze, dei limiti o delle paure che non credevamo di avere o che pensavamo di avere già risolto. Questo sulle prime può essere molto scoraggiante e destabilizzante, ma se riusciamo a ritrovare la nostra centratura e ad attingere al nostro enorme potere interiore ci rendiamo conto che si tratta semplicemente di una preziosa occasione per alleggerire il nostro carico e poter continuare il cammino più leggeri e vitali.
In questo delicato processo è importante ricordarci che non siamo soli. E con questo non mi riferisco tanto alla rete di amici e compagni di strada che vibrano alla nostra stessa frequenza, che pure possono spesso fornire un prezioso sostegno, quanto alla moltitudine di esseri di altre dimensioni, o di altri pianeti attualmente più evoluti del nostro, che se interpellati in un modo o nell’altro rispondono sempre, senza eccezione, alle nostre richieste di aiuto e di sostegno. Ognuno di noi può essere aiutato nel suo percorso dai migliori “specialisti” che “abitano” nelle molteplici dimensioni della luce. L’ascensione della Terra e dell’umanità infatti non è un “affare di famiglia” che riguarda solo noi terrestri. È una svolta importante per tutta la galassia e per l’intero universo, che viene osservata con ammirazione e amore incondizionato ed è ovviamente sostenuta e aiutata costantemente nel migliore dei modi. Anche se i veri protagonisti, gli attori principali del processo, siamo comunque noi.


Contatti cosmici: SEMINARIO ESPERIENZIALE

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Contatti cosmici - seminario

Quando: domenica 22 febbraio 2014 — 10,00-18,30 (registrazione dei partecipanti 9,45 − pausa pranzo 13,30-15,00)
Dove: Afro Danza, Via Molise 2, Cagliari
Costo: 50 euro
Info e adesioni: Momi Zanda: 338-8480232 — momizanda@gmail.com
Da portare: materassino, copertina e cuscino per potersi sedere e/o sdraiare comodamente­ — mascherina o benda per gli occhi (facoltativa) — vestirsi con abiti comodi

Alcuni anni fa attraverso il channelling sono entrato in contatto con la coscienza collettiva di un gruppo di sardi nuragici che spinti dal degrado della loro civiltà si erano trasferiti su un pianeta di Alpha Centauri per poter continuare il loro percorso evolutivo. Lo scorso luglio ho avuto la fortuna di partecipare a un seminario tenuto da Ricardo Gonzalez ai piedi del Monte Arcuentu. Ricardo è un noto contattista peruviano che fin da ragazzo è in relazione con gli Apuniani, una razza di extraterrestri umanoidi provenienti dal pianeta Apu del sistema di Alpha Centauri, e proprio loro alcuni anni fa gli avevano chiesto di venire in Sardegna. Alcuni giorni prima di quel seminario, insieme al mio amico Roberto siamo stati nuovamente contattati dai sardi di Alpha Centauri che hanno iniziato a guidarci in un profondo lavoro di riconnessione con loro e con le nostre identità nuragiche, e ci hanno chiesto di fare un ciclo di seminari per facilitare questa riconnessione a chiunque si senta in risonanza con questo percorso.
Nei “brebus de sa Nuraxia”, raccolti da Raimondo Demuro nei suoi Racconti della Nuraghelogia, si dice chiaramente che gli antichi sardi usavano i “suoni muti della mente” (il channelling) per parlare con gli uomini di altri mondi, e che i nuraghi erano stati costruiti per ricevere e amplificare questi suoni muti. Si dice anche che sarebbe giunto il tempo in cui gli uomini avrebbero riacquistato la capacità di comunicare con gli uomini di altri mondi e i nuraghi si sarebbero riattivati. Questo tempo finalmente è arrivato.
Nel corso del seminario attraverso lo strumento della trance lucida (il “galazzoni” di cui parla la Nuraxia) entreremo in contatto con i sardi di Alpha Centauri e risveglieremo i nostri legami cosmici con altri popoli extraterrestri. Quello che ci è stato detto nel corso di una canalizzazione è che il seminario che stiamo per fare è molto più importante di quanto immaginiamo e produrrà un’energia molto maggiore di quella che ci aspettiamo. E questo ovviamente avverrà grazie al concorso di tutti i partecipanti.

Come si può capire da questa breve presentazione si tratta di un seminario particolare, che si rivolge a chi è già aperto a questo tipo di visione apparentemente fantascientifica ed è disposto a fare un’esperienza che difficilmente la logica e la razionalità saranno in grado di comprendere, se non in minima parte, ma che sicuramente avrà un effetto trasformativo molto benefico. Prima di decidere se partecipare consiglio perciò di leggere sul mio blog (momizanda.altervista.org) la serie di post intitolati Contatti cosmici così da avere un’idea più precisa del contesto, e del lavoro che andremo a fare.

Echi di Nuraxia

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Su ballu tundu

Su ballu tundu

Sabato scorso, verso le otto di sera, ho assistito all’accensione di “Su Fogadoni” (il Grande Fuoco) in una piazza di Monserrato, un comune dell’hinterland cagliaritano.
Come in tante altre parti d’Italia, in tutti o quasi i paesi della Sardegna è tradizione accendere un grande fuoco a gennaio, in occasione, a seconda delle diverse zone della Sardegna, della festa di due grandi santi della cristianità, Sant’Antonio Abate e San Sebastiano. Pur con sfumature diverse legate in parte alla storia dei diversi santi, in entrambi i casi l’accensione del grande falò ha una funzione purificatrice e di buon auspicio.
Sabato a Monserrato, prima dell’accensione del fuoco, si è esibito un coro di uomini di tutte le età che ci hanno regalato un ottimo esempio di canto corale polivocale, che in Sardegna nasce dalla fusione del più noto e ancestrale canto a tenores coi canti liturgici gregoriani, ed è uno dei più straordinari esempi di canto polifonico nel Mediterraneo.
Disposti in un grande cerchio i coristi hanno cantato alcune canzoni più o meno famose della tradizione sarda, compresa No potho reposare, una delle mie preferite e forse delle più conosciute anche al di fuori della Sardegna, grazie anche all’inimitabile interpretazione dell’indimenticata Maria Carta. La vibrazione creata dalle loro voci, oltre che una grande forza e una ammirevole dignità, trasmetteva una armonia pacificatrice.
Dopo l’esibizione del coro, gli organizzatori della festa hanno comunicato al microfono che per l’accensione del fuoco era sorto un problema. È tradizione che il fuoco venga acceso da uno dei più anziani della comunità ed era stata scelta una donna di novantacinque anni che però, quel giorno, non era stata bene e aveva dovuto rinunciare al suo ruolo. Perciò gli organizzatorichiedevano che il più anziano presente in piazza, possibilmente sopra i novant’anni, si facesse avanti.
La sera era abbastanza fredda, e difficilmente qualche novantenne aveva avuto la voglia di venire in piazza. C’erano diverse persone anziane, qualcuna forse sfiorava gli ottanta, ma nessuno decise di presentarsi. Dopo una decina di minuti e ripetuti inviti, si decise così di far accendere il fuoco simbolicamente al più piccolo presente in piazza, un bambino di ventuno mesi che fu subito portato dalla madre vicino alla catasta di legna. Fu lui quindi ad accendere il fuoco, seppure solo simbolicamente, per interposta persona.
Nulla succede per caso, e a me questo cambiamento della tradizione mi è sembrato un simbolo della vecchia energia che se ne va per lasciar posto alla nuova, rappresentata dal bambino.
Dopo l’immancabile benedizione del prete, data a mio parere senza grande convinzione, il fuoco venne acceso e in pochi minuti iniziò a divampare. Era uno spettacolo imponente e rimasi a guardarlo estasiato. Un passo alla volta riuscii ad avvicinarmi alle transenne che delimitavano per protezione il perimetro del falò. In breve tempo il calore del fuoco arrivò ad avvolgermi. Percepii subito che era un fuoco di purificazione e di guarigione, e mi lasciai permeare dal suo calore e dalla sua energia. Lo inviai al mio cuore, ultimamente sofferente per ragioni ancora non ben precisate, invitandolo a farsi permeare e guarire da quel potere benefico. Sentii l’energia del fuoco che si espandeva come un balsamo nel mio torace, e poi nel resto del corpo. Restai una decina di minuti immerso in una sorta di meditazione, con l’intenzione di risvegliare e rigenerare la mia energia vitale.
Nel mentre che il fuoco ardeva, la piazza si animò e iniziò il ballo sardo. “Su ballu tundu” (il ballo tondo) che, pur ormai ricco di variazioni e figure, ha come formazione fondamentale, da cui si parte e a cui si torna, il cerchio in cui tutti i danzatori si tengono per mano.
Anche se sulle origini del ballo sardo non si sa molto, si ritiene che possa derivare dalle cerimonie sacre preistoriche. Tale teoria sarebbe confermata non solo dall’uso delle launeddas − uno strumento a fiato polifonico di origini antichissime − per accompagnare le danze, ma anche dal legame col fuoco. Tuttora poi la musica che accompagna la danza ha un ritmo che si ripete secondo uno schema ossessivo ed ipnotico.
In alcuni paesi durante le feste dei fuochi di gennaio si balla ancora attorno al fuoco. Quella sera a Monserrato il ballo era un po’ lontano dal fuoco, a ridosso del palco dove suonavano i musicisti. Ma l’effetto, soprattutto quando il cerchio si chiudeva e magari se ne formava uno più piccolo al suo interno, era comunque suggestivo, di grande potenza.
La cosa che colpiva di più era la partecipazione della gente, persone comuni che si univano, forse senza esserne affatto consapevoli, in un rituale antichissimo.

Da tempo sono convinto, e non sono certo l’unico, che in Sardegna attraverso il folclore sono stati tramandati, con la loro essenza ancora intatta, gli elementi fondamentali dei rituali sciamanici che venivano praticati ai tempi della Nuraxia.
I fuochi di gennaio costituiscono un potente rituale di connessione in cui l’individuo e la comunità vengono purificati, in cui si rinnova l’unione tra gli esseri umani, e tra gli esseri umani e gli elementi, e in cui ci si rigenera per prepararsi al futuro, alla primavera non tanto lontana.
La danza in cerchio attorno al fuoco, tenuti per mano, al suono di una musica ipnotica e forse di canti, era un elemento portante del rituale fondamentale. Attraverso i movimenti del ballo tondo, anch’essi estremamente ipnotici per chi li compie, e anche per chi li osserva con partecipazione, i partecipanti al rituale entravano sicuramente in uno stato di trance che permetteva la percezione dell’unità del tutto, nutrendo l’osmosi su cui si basava la Nuraxia. In un certo qual modo i singoli individui attraverso la danza diventavano un unico essere.
Quel sabato sera, in una piazza di un paese della Cagliari metropolitana, alcune centinaia di sardi stavano celebrando dopo vari millenni un antichissimo rituale nuragico. Lo lessi come un segno che davvero la Nuraxia si sta risvegliando e inizia ad affiorare attraverso i numerosi strati che l’hanno ricoperta. E mi sentii onorato di essere presente.

Cardiofitness

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L'energia del cuore

Ancora una volta mi ritrovo a dover rimarcare che non scrivo qualcosa per il blog da quasi due mesi. Mesi che hanno rappresentato uno dei momenti più difficili del mio percorso di espansione della coscienza. Non lo dico ovviamente per lamentarmi, e solo in piccola parte per giustificare questo lungo silenzio. Lo dico perché questi mesi sono stati particolarmente difficili e impegnativi un po’ per tutti. Basta saper ascoltare le persone che si incontrano, per rendersene conto. Una buona parte, se non la maggior parte delle persone sta affrontando qualche difficoltà − grossa o comunque molto impegnativa – sul piano della realtà materiale – compresi squilibri o eventuali malattie nel corpo fisico − o sul piano interiore: emotivo, psicologico o spirituale. O in entrambi i piani della realtà, visto che l’uno inevitabilmente condiziona l’altro.
Ma di questo parlerò più ampiamente (spero presto) in un prossimo post, perché il discorso si allargherebbe inevitabilmente al seminario nuragico che ho tenuto il 22 febbraio e ai miei contatti coi maestri nuragici di Alpha Centauri
Adesso invece vorrei riprendere il filo del discorso sulla fisicità che ho iniziato alcuni mesi fa con il post Le ragioni del corpo.
In quel post raccontavo di aver trascorso l’ultimo periodo dai primi di novembre messo alla prova da malesseri fisici di diversa entità ma comunque defatiganti. Avevo iniziato perciò una serie di esami, in particolare al cuore perché il mio medico di base aveva riscontrato una tachicardia di origine non specificata.
Rimando al post chi si è perso la prima parte della storia perché solo leggendola si può seguire bene il filo del discorso.

Ai primi di gennaio non stavo ancora bene. Sebbene la tachicardia fosse diminuita di intensità, anche grazie alla cura che mi era stata data, spesso il mio battito era accelerato e ne sentivo amplificate le pulsazioni, il che era piuttosto fastidioso e per di più se durava ininterrottamente per uno o due giorni, come diverse volte è successo, mi lasciava abbastanza spossato. E spesso avevo anche dei dolori nella zona del cuore. Per fortuna duravano poco e li interpretavo come il segno di una contrattura in quella zona del petto, dovuta a uno stato di tensione fisica prolungata.
Ricordo che verso metà gennaio ero comunque piuttosto arrabbiato coi maestri di Alpha Centauri che mi avevano messo in quella situazione. Per quanto credessi alle loro rassicurazioni che tutto stava andando per il meglio e che questa fase di squilibrio sarebbe passata, e questo mi rendesse comunque fondamentalmente tranquillo, iniziavo a essere esasperato dal protrarsi di una situazione di malessere. Così glielo dissi e chiesi di essere alleggerito.
Devo anche dire che le mie buone intenzioni di ascoltare il mio corpo, amarlo e trattarlo con responsabilità non hanno avuto molto seguito, così come i miei tentativi di diminuire il fumo o di fare più attività fisica (in questo il clima di quest’inverno non ha certo aiutato). Il malessere fisico mi rubava l’energia di cui avrei avuto bisogno per decidere di fare dei cambiamenti nel mio stile di vita. E lo stress di una serie di impegni burocratici un po’ ingarbugliati e irrimandabili ha fatto il resto. Così se per una ventina di giorni ero riuscito a dimezzare il fumo poi ho momentaneamente desistito e ho ripreso a fumare con poco ritegno.
Dai controlli medici fatti fino ad allora non risultava nulla di particolarmente preoccupante. Ma quella situazione cominciava a pesarmi un po’ perché stava iniziando a condizionare le mie frequenze: il mio umore, le mie emozioni, i miei pensieri, la mia energia vitale.

I maestri di Alpha Centauri risposero alla mia richiesta alla prima occasione. Pochi giorni dopo, durante una seduta col mio amico Roberto, che li canalizza limpidamente, ci presentarono il Maestro della guarigione, un maestro che, a quanto ci venne detto, opera per la guarigione dell’involucro fisico, non di quello energetico di cui si occupano i maestri che già conoscevamo. E ci spiegarono che ci avrebbe fatto entrare in contatto con una serie di informazioni e avrebbe aperto una serie di canali per condurci verso una strada di guarigione fisica.
Nel corso di quella trance il Maestro della guarigione ci diede importanti informazioni sul processo in atto che il nostro corpo stava attraversando e sul migliore atteggiamento da tenere per agevolarlo, e ci fece entrare in contatto con una potente energia di guarigione che esiste nel suo pianeta di origine.
Nei giorni successivi notai effettivamente un miglioramento delle mie condizioni e un aumento della mia energia. Tanto che una domenica mi sentii di accompagnare una coppia di amici in una camminata sulla Sella del diavolo, uno splendido promontorio che delimita la spiaggia del Poetto e caratterizza il Golfo di Cagliari nelle vicinanze della città. Era da tempo che volevo andarci, così ne approfittai  e trascorsi uno splendido pomeriggio visitando un luogo naturale meraviglioso con dei panorami spettacolari. La camminata non era molto impegnativa, ma visto che dopo aver visitato la Sella siamo scesi verso il mare, la risalita in alcuni punti era piuttosto faticosa. Ciononostante fui in grado di camminare per quasi tre ore con delle brevi pause senza risentirne. E il mio cuore non mi diede alcun problema. Questo mi rinfrancò e mi rassicurò.
In una seduta successiva i maestri nuragici ci spiegarono il motivo della tachicardia (di cui anche Roberto ogni tanto aveva iniziato a soffrire). «In questo istante del vostro tempo lineare,» ci spiegarono, «sta avvenendo il processo di ricongiunzione con le vostre identità nuragiche e questa ricongiunzione ha generato all’interno della vostra vita un processo di cambiamento molto forte e anche un momento per voi molto frenetico di grande tensione, che può essere una tensione sia positiva che negativa. Questo processo sta avvenendo perché il potere delle vostre identità nuragiche è molto molto elevato. È come se, per fare un esempio, il battito del cuore delle vostre identità nuragiche sia molto più veloce rispetto al vostro, e quindi voi dovete adattare anche il vostro corpo fisico alla frequenza di queste identità, che è una frequenza molto elevata. Le identità nuragiche avevano un corpo fisico che agiva con dei processi molto differenti rispetto al vostro. Quindi questa ricongiunzione che abbiamo iniziato dal primo incontro che abbiamo avuto all’interno del nuraghe di Orroli, sta portando una serie di modifiche del vostro campo energetico di cui non vi dovete comunque assolutamente preoccupare.»

In qualche modo mi stavo abituando al nuovo funzionamento del mio cuore, e i miei fastidi stavano diminuendo.
Ma ormai la mia attenzione era sul cuore, e questo ha richiamato un altro evento molto particolare e piuttosto significativo.
Nel primo weekend di febbraio sapevo che sarebbe venuto a Cagliari un amico fraterno con cui spesso facciamo dei lavori energetici assieme o delle canalizzazioni. Ne ho già parlato esattamente un anno fa quando ho pubblicato il testo di una canalizzazione con gli Elohim fatta con lui (Conversazione con gli Elohim).
Quand’era venuto in città l’ultima volta avevamo pensato di fare qualche lavoro assieme ma poi non ce n’era stato il tempo. Ricordo che in quell’occasione avevo pensato che avremmo dovuto fare un lavoro a tre, con sua moglie, che è dotata di una grande sensitività, unita a una grande sensibilità e amorevolezza. Non avevo la minima idea di cosa avremmo potuto fare, ma sentii che in qualche modo era importante e al momento giusto sarebbe successo.
Poco tempo prima di arrivare, ai primi di febbraio, il mio amico mi telefonò per dirmi che sua moglie aveva sentito che loro due assieme avrebbero dovuto fare un lavoro con me. Se fosse stata necessaria una conferma, questa era la migliore che poteva arrivarmi.
Domenica mattina vennero a casa mia e dopo avere un po’ parlato, senza la minima idea di cosa avremmo dovuto fare andammo nella mia stanza da letto, che è anche una stanza per le meditazioni. La moglie del mio amico si sdraiò sulla poltrona relax e io guidai un breve rilassamento e chiamai a nome di tutti e tre le varie entità angeliche con cui siamo in contatto. Poi lei iniziò a parlare. C’erano Kryon e gli Arcangeli e, mi disse, anche i Lemuriani. Le affidarono il compito di curare il mio cuore, di far emergere il mio cuore di luce, e le diedero istruzioni per guidarmi in una profonda meditazione allo scopo di aiutare il mio cuore a guarire. Da allora riprendo ogni tanto questo lavoro sul cuore che mi è stato donato.
È bello sapere che c’è una nutrita schiera di esseri di luce che sono sempre presenti nella mia vita e sono disponibili ad aiutarmi e sostenermi in tutti i modi possibili, purché l’aiuto che chiediamo non violi la più importante facoltà degli esseri umani su questo pianeta: il libero arbitrio.

Adesso il mio cuore e il mio corpo stanno meglio, benché abbiano ancora bisogno di cure e di attenzione, e soprattutto di disintossicarsi.
Ho completato gli esami medici che mi erano stato prescritti. E anche in questo i maestri nuragici avevano visto giusto, dato che per il momento non è risultata nessuna malattia.
Il 22 febbraio, al seminario nuragico, durante una meditazione ho sentito, per la prima volta da mesi, il cuore sano, leggero, libero e aperto. È stata una sensazione che è durata pochi minuti, ma è bastata a farmi capire dove sto andando. E ne vale la pena.

Prima dell’eclissi

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Eclissi solare

Eclissi solare del 20 marzo 2015 – Brigham City, Utah, Stati Uniti

Mano a mano che il mio corpo stava riuscendo a ritrovare un livello più accettabile di equilibrio e di forza vitale, il lavoro sulle resistenze che stavo opponendo all’energia del Fuoco bianco di Alpha Centauri passò ad un livello successivo.
Per tutto il periodo in cui era durato il mio malessere fisico, pur avendo attraversato inevitabilmente dei momenti di scoraggiamento e di preoccupazione, mi ero sentito comunque vitale. Le cose avevano un senso. Potevo essere irritato col mio malessere, ma solo perché desideravo superarlo al più presto per poter continuare a dedicarmi alle cose che mi appassionano e per le quali vale la pena di vivere.
Ma fin dall’inizio dell’anno aveva iniziato a farsi strada dentro di me un sentimento – se così posso chiamarlo – di inutilità del tutto. Piano piano questo sentimento si espanse come il delta di un fiume che sfocia nel mare, e io mi ritrovai completamente sommerso da un senso di vuoto e di inutilità, e insieme di profonda noia e delusione, come se avessi già vissuto tutto quanto era possibile vivere (non solo in questa vita, ovviamente!) e nulla più riuscisse ad interessarmi, tantomeno ad appassionarmi.
Era come se mi sentissi morto interiormente, con il fastidio di avere però ancora un corpo e una vita quotidiana di cui occuparmi.

Non era depressione nel senso vero del termine, anche se probabilmente uno psichiatra l’avrebbe definita tale. Io ho un’esperienza personale della depressione durata quasi cinquant’anni. Ho avuto la fortuna di capire abbastanza presto nella vita che la cosa migliore che potevo fare era di usare la depressione come mia Maestra, e grazie a questo e al potentissimo sostegno della pratica buddista di “Nam myoho renge kyo”, sono riuscito a camminare sulle mie gambe, ad evitare l’uso dei farmaci (che nel mio caso evidentemente non erano strettamente necessari, mentre in altre situazioni possono esserlo) e ad apprendere in profondità tutte le lezioni che la depressione aveva da darmi.
Ma in questo caso non si trattava di depressione, era qualcosa d’altro e non riuscivo a capire esattamente che cosa. Dentro di me non ero in uno stato di profonda sofferenza come mi succedeva un tempo quando ero in una fase depressiva. Ero semplicemente privo della forza della vita, della voglia di vivere. Il solo pensare al mio futuro mi procurava un senso di vuoto e di noia. L’idea di dover continuare a vivere per chissà quanti altri anni era in sé stessa deprimente, e quasi mi pentivo di avere ormai deciso in questi ultimi anni di restare sul pianeta ancora a lungo per contribuire al cambiamento di era ormai avviato.
Le azioni della vita quotidiana diventavano faticose. Era come se fossi intrappolato in un manto di energia pesante che rendeva faticoso o addirittura estenuante qualsiasi movimento. Gli unici momenti di respiro erano quelli dedicati al lavoro. La mia esperienza professionale mi permetteva allora di chiudere fuori il “mio” mondo ed entrare in un clima più respirabile.

Ero stato risucchiato così prepotentemente da questa energia pesante che inizialmente non ero stato neanche in grado di capire cosa stava succedendo. Attribuii la cosa a una serie di esperienze del mio passato che forse ancora non erano state pacificate, cosa sicuramente in parte vera, ma questo non mi fu di molto aiuto.
Oltretutto si avvicinava la data del seminario sui contatti tra la Nuraxia ed Alpha Centauri che avevo dovuto annullare a dicembre, e non mi sentivo certo nello stato migliore per tenerlo. Ero sicuro che il seminario sarebbe comunque andato bene, ma l’umore che avrei voluto avere nel tenerlo non era certo quello.
Per fortuna dal venerdì precedente il seminario le cose migliorarono. Senza un motivo particolare mi sentii alleggerito, gli ultimi preparativi per il seminario riaccesero il mio entusiasmo e ci fu un momento sabato sera in cui guardandomi davanti allo specchio mi dissi spontaneamente: «sono pronto
Il seminario andò molto al di sopra delle mie aspettative. Il gruppo, pur essendo composto da persone che in buona parte si vedevano per la prima volta, ha trovato quasi immediatamente una sua unità e una sua energia, davvero molto forte e interessante.
Come avevano promesso, i Maestri nuragici di Alpha Centauri sono intervenuti attraverso la voce del mio amico Roberto, e dopo aver espresso il loro punto di vista su quella riunione che stavamo tenendo ci hanno guidato in un profondo e suggestivo rituale di collegamento con il sole centrale della galassia.
Durante il seminario mi sentivo veramente bene, sia fisicamente che spiritualmente. E per di più avevo la concreta speranza che il senso di vuoto in cui ero stato immerso recentemente fosse stato finalmente superato.
Ma non più tardi del giorno dopo mi ritrovai a stare come prima, e venni nuovamente inghiottito dalle sabbie mobili.
Le informazioni ricevute interiormente dai Maestri nuragici nel corso del seminario mi aiutarono però a cambiare subito prospettiva. Anziché respingerla, iniziai a entrare in contatto con quella cappa energetica. Mi resi subito conto che non era tutta roba mia. Era un’energia collettiva, che esiste sul pianeta e nella storia della Sardegna antica trova delle spiegazioni. Riflette in parte la frustrazione, il dolore e la delusione di tutti quei sardi dell’epoca della Nuraxia che senza riuscirci hanno tentato in tutti i modi di mantenere l’armonia e hanno visto distruggere sotto i loro occhi una civiltà di luce spiritualmente evoluta che essi stessi avevano costruito.
Chiesi aiuto, ovviamente, e mi arresi. Accolsi quell’energia, le riconobbi il diritto all’esistenza dentro di me, mi impegnai a mantenere la mia luce mentre la attraversavo. Una volta che avevo visto che si trattava semplicemente di un’energia troppo densa non c’era più motivo di disperarsi o soffrire inutilmente. Il mio addestramento sciamanico mi forniva tutti gli strumenti per rarefarla e trasformarla. E non era importante se fossi riuscito a trasformarla in pochi giorni o in diversi mesi. Quello era evidentemente il compito che per me era necessario svolgere in quel punto del percorso. Mentre lavoravo sull’energia troppo densa mi aprivo a ricevere il Fuoco bianco senza più resistenze ma anche senza cercare di essere ciò che non ero. Mi sentivo di dare fiducia ai Maestri nuragici di Alpha Centauri, ma non cercai di nascondere la mia stanchezza e il mio scoraggiamento.

Nel frattempo Massimo e Corinna (gli organizzatori del seminario col contattista peruviano Ricardo Gonzalez tenutosi ai piedi del monte Arcuentu l’estate scorsa) mi proposero di tenere insieme a loro nel weekend lungo fra la fine di maggio e l’inizio di giugno un ritiro-vacanza sull’altopiano del Golgo, vicino a un tratto di costa tra i più belli della Sardegna. Quattro giorni tra meditazioni, rituali, nuraghi, camminate nella natura e bagno (clima permettendo) nel mare di un paio di spiagge meravigliose.
Nonostante il mio senso di vuoto, che era ancora la vibrazione di fondo delle mie giornate, non era possibile rifiutare un’occasione come quella, servita su un piatto d’argento. Così accettai, iniziammo a organizzare l’iniziativa − con tempi inizialmente molto stretti vista la necessità di fissare le stanze nel rifugio gestito da una cooperativa che ci avrebbe ospitati − e i segnali furono subito molto incoraggianti.
Mentre cominciavo a pensare che cosa avrei potuto proporre in quei quattro giorni, mi vennero in mente le foche.
Un motivo c’era. A poca distanza dal luogo in cui si svolgerà l’incontro c’è la Grotta del fico, che è il luogo in cui l’ultimo gruppo di foche rimasto di stanza in Sardegna dimorava, fino agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso. Da anni desideravo visitare quella grotta e ora c’era l’occasione di inserire la visita nel programma. Potevo progettare un “incontro” con le foche per il ritiro-vacanza.
Anni fa con un’amica con cui canalizzavamo frequentemente, eravamo entrati in contatto telepatico con le foche. Le foche sono esseri molto evoluti dal punto di vista della coscienza. Hanno una coscienza gruppale condivisa da tutti che consente di vivere in piena armonia e di arricchirsi delle esperienze che ognuno fa. La loro energia è estremamente leggera, frizzante, giocosa, e quando le foche si fecero avanti nei miei pensieri, mi dissi che la loro energia sarebbe stato per me un toccasana, nello stato in cui mi trovavo.
In ogni caso ne parlai con Massimo e Corinna, che condivisero il mio entusiasmo, e iniziai ad approfondire questo contatto con le foche. Ma di questo parlerò con più calma in un prossimo post.

Dallo scorso weekend il manto di energia pesante e gelatinosa che mi avviluppava ha iniziato a sciogliersi, a venire riassorbito. Sono cosciente che è possibile che non sia stato completamente trasformato, così misuro la mia ritrovata leggerezza contemperandola con la consapevolezza che potrei dover attraversare altri momenti altrettanto pesanti, ma quella che sicuramente è cambiata è la mia prospettiva.
Che i primi mesi dell’anno sarebbero stati molto difficili e impegnativi era previsto, come era previsto che l’eclissi di sole in concomitanza con l’equinozio e con la superluna nuova avrebbe marcato la fine di una fase e l’inizio di una nuova ondata di cambiamento.
Io non ho visto l’eclissi di stamattina, non ho neanche cercato di vederla. Gli effetti di un eclissi solare si percepiscono energeticamente già da prima e per diversi mesi dopo il suo verificarsi. La cosa importante è sintonizzarsi sulle nuove frequenze che l’eclissi ha portato, così da poter essere sempre meno invischiati nella pesantezza della densità, pur continuando a vivere in un mondo materiale e cercando di viverci nel miglior modo possibile.
Il lavoro con e sulle energie è la chiave per riuscire a farlo.

Sopra il vulcano

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L'Etna visto dai Monti Sartorius

L’Etna visto dai Monti Sartorius

Dopo soli due anni Lee Carroll è tornato in Italia. Lee Carroll è il principale canalizzatore di Kryon, e i frequentatori di questo blog sapranno che Kryon è uno dei miei principali riferimenti per orientarmi nel difficile cammino dell’ascensione. Lo seguo da diversi anni e nel 2011 ho iniziato a canalizzarlo personalmente. È grazie a un suo consiglio e al suo incoraggiamento che nel 2012 sono andato a Machu Picchu.
Lee Carroll ha canalizzato Kryon per la prima volta in Italia nel settembre del 2013, a Milano Marittima, e ovviamente anche quella volta ero andato a incontrarlo (ho raccontato quell’esperienza nel post La nuova era è in arrivo).
Quando ho saputo che Lee Carroll sarebbe tornato in Italia e che avrebbe fatto una canalizzazione sull’Etna ho subito deciso che ci sarei stato. Mi attirava l’idea di una canalizzazione fatta in un luogo di potere, e mi attirava l’Etna. Tra l’altro ho sempre sentito una particolare affinità con Catania e i catanesi.
Lee Carroll si sarebbe fermato due giorni a Catania e poi nel weekend sarebbe stato a Castel San Pietro Terme, una cittadina a venti chilometri da Bologna.
Senza la minima esitazione scelsi subito di optare per Catania, e appena possibile mi prenotai. Andare anche a Castel San Pietro mi sembrava un impegno eccessivo, visto anche che rispetto a Catania non è esattamente dietro l’angolo. Poi però un amico fraterno mi informò che lui sarebbe andato a Castel San Pietro con la moglie e i genitori di lei. Il mio amico vive a Belluno e non son tante le occasioni per incontrarci. Con la moglie e la sua famiglia dalla prima volta che ci siamo incontrati si è creato da subito un legame speciale, una sorta di riconoscimento animico, perciò pensai che sarebbe stata una bella occasione per trascorrere alcuni giorni assieme, e alla fine decisi che valeva la pena di fare il tour completo. Non ero del tutto convinto, sia per la spesa che sarebbe praticamente raddoppiata, sia perché sono abbastanza stufo di viaggiare da solo, ma in qualche modo sentivo che Kryon mi incoraggiava a farlo e prenotai anche per Castel San Pietro.
Come saprà chi ha letto i miei ultimi post, negli ultimi mesi, da novembre dello scorso anno, ho avuto dei problemi di salute e mi sentivo ancora un po’ provato. Anche se fisicamente ormai mi sentivo molto meglio, la ricalibrazione nel suo complesso continuava, mettendomi in difficoltà. Diciamo che non ero ben sintonizzato con la nuova energia e tutto era diventato faticoso e impegnativo. Per fortuna, come sempre mi succede in questi casi, gli ultimi giorni prima della partenza le cose migliorarono e la sincronicità programmata di cui aveva parlato Kryon nel 2013 riprese a funzionare. Tra le altre cose, mi è arrivato anche un rimborso da una compagnia assicurativa a cui fino a poco tempo prima non sapevo di avere diritto e che copriva più che abbondantemente le spese per il viaggio.
La mia energia era nuovamente buona e il giorno della partenza mi sentivo sereno e rilassato. E fiducioso.
Anche questa volta andavo a incontrare Kryon con l’intento di avere una guarigione spirituale, a un livello più profondo di quella che avevo avuto due anni prima. Questa volta si trattava di guarire un aspetto di me stesso che mi ha fatto soffrire intensamente fin dalla mia prima adolescenza. E per quanto in fondo in fondo una parte di me sia da tempo convinta che in questa vita per me non sia possibile guarire, ero deciso a superare questo limite. Cercai anche di avere un atteggiamento leggero e positivo per riuscire anche a godermi il viaggio.
Arrivato a Catania, con un clima decisamente estivo, ero di ottimo umore, ma poi alla conferenza cominciai a sentirmi un po’ spaesato. Come ho detto, sono stufo di viaggiare da solo. Da molti anni ho viaggiato in varie città d’Italia per cogliere delle occasioni importanti per la mia crescita umana e spirituale, e anche se ho sempre trovato dappertutto amici e compagni di viaggio, in definitiva sono sempre stato solo nel mio percorso, e questo mi pesava. Alla conferenza serale, nonostante la gioia di rivedere Lee Carroll in piena forma e il caldo incoraggiamento di Kryon, questo senso di solitudine e di separazione divenne evidente, tanto più che la situazione lasciava poco spazio per conoscere nuove persone.
Tornato in albergo il senso di solitudine si acuì, e pensavo con una sorta di rammarico a cosa mi avesse spinto a programmare di prendere cinque aerei in cinque giorni per andarmene a Catania e a Bologna a inseguire probabilmente l’ennesima illusione. Se fosse stato possibile me ne sarei tornato a casa il giorno dopo. Ma ormai ero in ballo, e mi dissi che se non altro l’escursione sull’Etna sarebbe valsa la pena.
La mattina dopo il mio umore era leggermente migliorato ed ero tutto sommato contento della giornata che mi aspettava, sebbene sentissi ancora su di me una sorta di pesantezza di vivere che conoscevo molto bene.
In quell’occasione ero comunque ben felice di essere solo e di non conoscere nessuno dei partecipanti. Questo mi permise di centrarmi in me stesso e prepararmi all’incontro con l’Etna. Da anni sono abituato a percepire la coscienza dei luoghi e a dialogare con essi. Ma ho bisogno dello spazio interiore per poterlo fare. Nel viaggio in bus verso i Monti Sartorius, mentre ascoltavo le interessanti spiegazioni della guida, preparai quello spazio.

Situati a poco meno di 1700 metri sul livello del mare, sul versante nord est del vulcano, i Monti Sartorius sono dei crateri formatisi durante la colata lavica del 1865. Lo scenario era suggestivo, dominato dal contrasto tra il bianco della neve che ancora ricopriva parte del terreno e il nero della colata lavica solidificata. L’Etna completamente innevato si stagliava davanti a noi in tutta la sua imponenza. Non è facile definire il mio stato d’animo. Ero consapevole di trovarmi in un luogo diverso da qualunque altro avessi mai visitato, e assorbivo istintivamente un’energia nuova e diversa che mi calmava profondamente e mi nutriva.
Prima della canalizzazione di Lee Carroll era prevista una breve escursione di circa un’ora. Mentre camminavo sulla neve in mezzo a uno splendido bosco di betulle, iniziai a percepire la coscienza del vulcano, e mi stupì che fosse un’entità femminile. Mi diede il benvenuto e mi rassicurò. Precisò che quello non era un luogo “mio”, non mi apparteneva e io non gli appartenevo, ma mi disse che ero comunque un ospite gradito e non dovevo preoccuparmi di nulla perché tutto sarebbe andato bene e lei mi avrebbe accolto e protetto come una madre. Aggiunse anche che benché io mi stessi collegando con quella parte materna e rassicurante, lei era molto di più. C’era un suo aspetto molto potente e anche temibile e distruttivo, ma io non dovevo preoccuparmene perché non mi era comunque consentito l’accesso a quella parte di lei che non mi riguardava.
La giornata era splendida e la temperatura doveva essere di una ventina di gradi o poco meno. Mentre camminavo, prima sulla neve e poi sulla lava calda dal sole, sentivo che qualcosa si scioglieva dentro di me. Oltre il bosco di betulle, salimmo su uno dei grandi coni vulcanici, dalla sommità del quale si godeva un vasto panorama che si apriva verso il mare.
Ero contento di essere là, mi sentivo in armonia con quel luogo. Continuavo a percepire un senso di isolamento e quasi di separazione fra me e il resto dell’umanità, ma le energie dell’Etna mi stavano alleggerendo e per così dire ripulendo.

Al termine dell’escursione ci sistemammo in uno spiazzo tra gli alberi per la canalizzazione. Nella sua introduzione Lee Carroll parlò del fatto che nella natura anche ciò che noi consideriamo insenziente, come appunto le montagne, hanno una coscienza, e preciso che le entità dei vulcani sono entità femminili. Questo mi sembrò una conferma alle mie percezioni.
Prima della canalizzazione, Monica Muryani, dello staff di Lee, guidò una breve ma toccante cerimonia. Ci chiese di “energizzare” una bottiglietta d’acqua con le nostre intenzioni. Utilizzando le mani aperte e recitando l’Om dovevamo “informare” l’acqua con una nostra intenzione, che poi lei avrebbe trasferito alla griglia della Terra. L’intenzione che scelsi, istintivamente, fu di ricollegare la Sardegna al resto del pianeta. Mi resi conto infatti che un aspetto di quel senso di isolamento e di separazione che avevo percepito dal giorno prima era l’isolamento e la separazione spirituale che ancora caratterizzavano la Sardegna. Nonostante la Sardegna abbia ospitato nell’antichità una civiltà spiritualmente evoluta, in contatto con altri pianeti e altre dimensioni, che ha lasciato una incredibile quantità di monumenti megalitici unici al mondo, ancora nell’ambito dei movimenti per il risveglio planetario è quasi sconosciuta. Ci sono molti motivi per questo, e magari ne parlerò più diffusamente in un prossimo post. Ma in ogni caso sono convinto che la saggezza degli antichi sardi (la Nuraxia) si stia finalmente risvegliando ed è venuto il momento che questa ricchezza venga diffusa e conosciuta dal resto del pianeta. Così senza esitazioni decisi di sfruttare quella cerimonia per trasmettere queste informazioni alla griglia di Gaia.
Dopo che l’acqua della bottiglietta ebbe ricevuto le intenzioni di tutti i partecipanti, Monica la offrì alla Pachamama, alla Terra, trasferendo così le nostre intenzioni alla griglia di Gaia.
All’inizio della sua canalizzazione, Kryon parlò della cerimonia che era appena stata fatta: «Miei cari noi siamo qui per uno scopo, e voglio parlarvi dell’energia che è presente. Gaia è appena stata benedetta e l’intento di tanti esseri umani presenti qui le è stato trasferito. Forse pensate che questa sia stata una cerimonia come tante, ma invece è stata unica. È assolutamente unica e non si ripresenterà un’altra volta. Le anime che sono qui sono uniche e non saranno mai più qui di nuovo in questa combinazione. Quando ci riuniamo così c’è un’energia speciale, ed è un’energia che si manifesta una volta sola. Qui sulla montagna chiamata Etna. E vorrei che vi prendeste un momento per pensarci. Qual è la vostra parte in questo? Ma soprattutto vi chiedo: pensate che la montagna sappia che siamo qui? È possibile che le cose naturali abbiano la coscienza? Abbiamo già detto che ce l’hanno, e che nella montagna ci sono quelle che voi chiamate entità. Questo è normale su Gaia, e questo è dovuto alla griglia di Gaia. Potremmo dire che attorno a noi ci sono cose multidimensionali. Forse in questo momento qualcuno vi osserva, ma non sono gli animali bensì le energie della montagna. E se le cose stano così, cosa direte loro? Direte che è stata una cerimonia come le altre o è qualcosa di più?»
Ero in piena sintonia con le parole di Kryon e sentivo l’importanza di essere là e la profondità di quello che avevamo fatto e stavamo facendo. Ero molto grato per questo.
Quando la canalizzazione terminò e ci avviamo con calma ai bus per recarci all’agriturismo dove avremmo pranzato, percepii che dentro di me era avvenuta una profonda guarigione, quella che avevo chiesto intraprendendo quel viaggio. In base al buonsenso spirituale del quale Kryon parlava spesso ultimamente e che avrebbe ricordato anche in quei giorni, gli effetti della guarigione probabilmente avrebbero richiesto diversi mesi per manifestarsi pienamente, ma il mio stato energetico era già cambiato e quel senso di isolamento, di solitudine e di separazione che avevo percepito dalla sera prima era totalmente sparito. Nel proseguo della giornata la sincronicità avrebbe ripreso a funzionare molto bene, portandomi leggerezza e benessere.
Prima di salire sul bus ebbi un ultimo breve muto dialogo col vulcano. Lo salutai e lo ringraziai.
«Sei benedetto,» mi disse l’Etna. «Ti ringrazio di essere venuto e stai tranquillo perché troverai sicuramente quello che stai cercando e otterrai ciò che desideri.»
E così è.

Nota: il testo in corsivo è una mia sintesi della prima parte della canalizzazione di Kryon Eruzione, data sull’Etna giovedì 16 aprile. Trovate il testo completo a questo link: http://www.entourage-di-kryon.it/eruzione-16-aprile-2015
L’audio di tutte le canalizzazioni date in Italia lo trovate invece a questo link: http://www.stazioneceleste.it/kryon.htm#Audiio

La battaglia interiore

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Hippolyte Flandrin - Giovane uomo nudo seduto in riva al mare

Hippolyte Flandrin – Giovane uomo nudo seduto in riva al mare

L’energia nella sala Artemide dell’Hotel Castello dove si svolgeva la conferenza con Lee Carroll era molto intensa. C’era un’atmosfera allegra e rilassata, ma anche di grande attenzione.
Io mi sentivo perfettamente a mio agio. La pesantezza che avevo sentito la prima sera a Catania, appena tre giorni prima, era completamente svanita. Tutto stava andando nel migliore dei modi e finalmente potevo ammettere che decidendo di seguire Lee Carroll anche a Castel San Pietro avevo fatto la scelta migliore.
Ripensando all’evento di Milano Marittima, appena un anno e mezzo fa, mi rendevo conto che da allora c’era stata una grande crescita, non solo mia. Si respirava un’aria molto più leggera, tutto era più fluido, più elegante, e indubbiamente anche la location era stata scelta molto meglio, sia per la vicinanza con Bologna, ad appena venti minuti di treno, sia per la comodità della sala e dei dintorni.
Quel sabato non avevo particolari aspettative, dato che ero convinto di aver già ottenuto la guarigione richiesta, ed ero aperto a vivere nel momento assaporando qualunque cosa quell’esperienza mi avesse donato. Grazie ai video sottotitolati in italiano che Luca Ferretti − l’organizzatore dell’evento − ed il suo staff di traduttori avevano prodotto a ritmo incalzante negli ultimi mesi, ero perfettamente al corrente dei recenti insegnamenti di Kryon, e non mi aspettavo particolari novità. Ma sicuramente mi avrebbe fatto piacere trovare nelle canalizzazioni di quei giorni qualche istruzione o qualche consiglio specifico che si adattasse alla mia situazione personale di quell’ultimo periodo, così come mi era successo nel 2013 a Milano Marittima. In ogni caso, al di là del contenuto di ciò che Kryon avrebbe detto, sapevo che ciò che contava durante le canalizzazioni era percepire l’energia che si creava e sintonizzarsi con essa, e che così facendo tutte le informazioni necessarie sarebbero arrivate in modo non lineare, a prescindere dalla comprensione intellettuale che si riusciva ad avere sul momento.
Come ho detto, l’energia nella sala era molto elevata per tutto il corso del seminario, ma quando Lee Carroll si sedeva sulla sedia avveniva una sorta di salto quantico e l’arrivo di Kryon e del suo “entourage” angelico poteva percepirsi tangibilmente.
Sabato pomeriggio in particolare l’energia acquisì una tonalità particolare. Non appena Lee si sedette per la canalizzazione fui avvolto da una dolcezza amorevole particolarmente intensa. Percepii che i quattro arcangeli, Michele, Raffaele, Uriel e Gabriele, con cui sono entrato in contatto consapevolmente da diversi anni e con i quali lavoro quotidianamente, si mettevano alle mie spalle.
«Stai tranquillo,» mi disse Kryon. «I quattro arcangeli sono i tuoi guardiani, i tuoi protettori, e sono sempre con te dovunque tu sia.»
Mi resi conto che erano presenti anche i miei genitori, morti alcuni anni fa, ed ero molto contento che fossero presenti.
Anche questa volta le prime parole di Kryon confermarono la mia percezione.
«Vi saluto miei cari, sono Kryon del Servizio Magnetico. L’energia è dolce. Ora il mio partner si mette di lato e in questo momento l’energia è dolce.»
Era proprio così, l’energia era davvero molto dolce. Questa conferma mi aiutò ad aprirmi completamente al messaggio che stava arrivando, e compresi subito che quello era proprio il messaggio per me, il messaggio che desideravo sentire. Parlava della battaglia interiore che le vecchie anime stavano combattendo.

«Vi abbiamo detto che avete superato la linea del 2012,» iniziò a spiegare Kryon, «e poi abbiamo iniziato a parlarvi della Nuova Energia. Abbiamo cominciato a dirvi che la luce sta cominciando a vincere sull’oscurità, e che l’oscurità ha paura e sta aumentando per combattere la luce, come non ha mai fatto prima. Ecco che cosa vi abbiamo detto.
E poi vi abbiamo detto che avreste cominciato a ricalibrarvi a livello personale, ed è di questo che vogliamo parlare. Vogliamo darvi una premessa che non vi abbiamo mai dato: la battaglia comincia dentro di voi. La vecchia energia comincia a cambiare sul pianeta. E voi? Non ne abbiamo mai discusso prima in questo modo.
Voglio che ci pensiate nei termini di luce e oscurità. Nella vostra coscienza c’è un equilibrio che c’è sempre stato, una vita dopo l’altra. C’era molta luce e molta oscurità, e voi l’avete combattuta! Più vite avete vissuto, più siete diventati consci di questa battaglia. Non l’avete vinta, ma almeno ne eravate consapevoli. E adesso arriva questa nuova energia, e l’equilibrio tra la luce e l’oscurità della vostra dualità sta cambiando. Come posso spiegarvelo? Non è una sensazione normale, perché all’improvviso c’è meno oscurità, ma invece della luce che potrebbe sostituirla, sembra quasi che ci sia un vuoto, e interiormente inizia una battaglia, perché voi non siete abituati a questo. Invece di riempire il vuoto con la luce, alcuni di voi continuano a lottare come se nulla fosse cambiato. E inizia la battaglia interiore. Vi sto dicendo che dentro di voi l’equilibrio tra l’oscurità e la luce è cambiato, e per qualcuno di voi ciò è scomodo. Qual è la prima reazione quando avviene una cosa del genere? Un giorno vi svegliate e di colpo sapete che qualcosa è cambiato. Non lo riconoscete subito come un cambiamento dell’equilibrio tra la luce e l’oscurità. Non sapete che cos’è. Semplicemente è diverso, e a quel punto arriva la paura. Gli esseri umani sono in modalità di sopravvivenza, e quando sentono che le cose non vanno per il verso giusto, come risultato arriva la paura. Ma vi abbiamo detto che la paura blocca la luce. E questa è la prima reazione.
Miei cari, come avete gestito questa cosa fino ad ora? Ora vi darò la migliore notizia che abbiate mai ricevuto: tutto quello che avete fatto in tutte le vostre vite, ora porta la sua ricompensa. State cominciando a vincere nell’equilibrio tra la luce e l’oscurità. Rendetevi conto che appena cominciate a considerare questa nuova relazione fra l’oscurità e la luce, quella che considerate la natura umana cambierà. Ed è lì che inizia la compassione, ma dovete esserne consapevoli, e molti di voi lo temono. È diverso dal solito e quindi ne avete paura. La prima cosa che vi chiedo è di stare calmi, continuate pure a sentirvi a disagio, ma state calmi. Non riesco a dirvi quanto sia importante restare calmi, e dovete capire che questa battaglia fra la luce e l’oscurità è stata vinta. C’è semplicemente più luce, e questo vi sconvolge solo perché non siete abituati. Voi siete così, e ora state ascoltando la mia voce e perciò vi chiedo di reclamare la luce che è vostra. Non consideratelo un problema, non consideratelo un vuoto, riempitelo con la luce che è vostra. Qui si tratta di avere coraggio. Si tratta di capire, e non è facile, di rendervi conto che voi state cambiando. La biologia comincia a reagire al cambiamento, e dipende da come voi la trattate. A volte la vostra biologia si indebolisce, e so che alcuni di voi sanno perfettamente ciò che sto dicendo. Sembra che da quando è arrivato il 2013 siate sempre ammalati, in un modo o nell’altro. La vostra energia è bassa e non sapete cosa sta succedendo. Ma la vostra biologia sta reagendo all’equilibrio tra luce e oscurità. La vostra biologia vi sta ascoltando e quindi se voi avete paura reagirà anche lei e diventerà più debole. Ecco che cosa sta accadendo proprio ora a molti di voi. È una battaglia interiore per riconoscere la luce.
“Ma perché è così difficile? Perché devo ricalibrarmi?”, potreste chiedermi.
Perché finalmente, dopo tutti questi anni, avete ciò che avete chiesto, e c’è più luce dentro di voi rispetto all’oscurità, e voi non sapete come ci si dovrebbe sentire, ed è ora che lo sappiate. Voglio che vi vediate nella luce, voglio che vi vediate potenti, e se potete farlo il vostro corpo comincerà a reagire. La biologia inizierà a correggersi da sola. Quando siete deboli il vostro sistema immunitario si indebolisce a sua volta e vi accadono ogni tipo di cose. Chi mi ascolta sa esattamente di cosa sto parlando. È arrivato il momento che assumiate il controllo e riconosciate: “Io sono più luce di quanto non sia mai stato”, e “nella mia vita ho più luce ora di quanta ne abbia mai avuto”. In questo modo la biologia vi ascolterà e la vostra forza inizierà a tornare.
Io so chi c’è qui, io so chi mi ascolta. E qualcuno di voi ha veramente bisogno di ascoltare queste parole, perché vi state preoccupando.
E poi passiamo al prossimo punto. Cosa vi accade a livello mentale? Se avete paura che la vostra biologia non funzioni, e se non riconoscete cosa sta accadendo, vi viene l’ansia, vi agitate, vi manca il sonno, tutte queste cose, e pensate «Non è giusto! Ma come, c’è questa meravigliosa nuova energia, e io sto male?» Io so davvero chi è qui presente, miei cari. È tutto collegato.
Vi chiediamo di adeguare il vostro atteggiamento, perché capiate che state vincendo la vostra battaglia. Quindi ricalibratevi sulla luce che è vostra. Non avete mai avuto così tanta luce prima.
Noi continuiamo a dire luce, ma forse possiamo usare un’altra parola per capirci meglio: l’energia della Sorgente Creativa vi sta riempiendo in un modo che voi non riuscite a riconoscere. Dio dentro di voi non è mai stato così grande, ma a voi sembra strano, e quindi vi preoccupate, e a livello mentale e intellettuale cominciate a lavorare su questo enigma. Voi cercate di capire, ma in generale non state facendo un grande lavoro e state perdendo il sonno. Qualcuno di voi si riconosce?
Anche a livello spirituale siete preoccupati. Avete paura che stiate perdendo le vostre credenze e siete preoccupati. Vi chiedete se state facendo la cosa giusta oppure no. Vi sentite diversi e quindi pensate che state sbagliando qualcosa. Vi sentite diversi e quindi non permettete che la luce entri. Vi preoccupate, avete paura, vi sentite ansiosi. La vostra biologia comincia a cambiare.
Miei cari, vi state semplicemente ricalibrando nel modo più bello, se vi permettete di farlo e di sentire questa Sorgente Creativa che arriva. E non preoccupatevi per la vostra spiritualità. Voglio che voi celebriate. Celebrate! Nei vostri momenti di calma, voglio che vi congratuliate con voi stessi perché siete riusciti a superare questi momenti così difficili.
“Caro Dio grazie, perché io sento la luce in me. Caro Dio non sono più preoccupato, non ho più paura. Ora so che cosa sta succedendo e che cosa accadrà”. Questo influenzerà il vostro legame con Dio, la vostra connessione con Dio. La nuova natura umana, dove c’è un diverso equilibrio fra luce e oscurità, vi permetterà di connettervi meglio. Entrerete in meditazione e saprete che state tenendo la mano allo Spirito, lo sentirete. Saprete che fate parte della famiglia, saprete che non siete soli e che tutte le cose che avete chiesto, la connessione che volevate, quella che non avete mai avuto davvero, è proprio dietro l’angolo, e vi aspetta. È lì che vi aspetta.
Perché l’umanità si preoccupa del cambiamento? È quello che avete chiesto, eccolo qua. Vi state riempiendo di luce.
Per chiudere vi do questo consiglio. Qui c’è una nuova natura umana. È una natura umana che non si preoccupa di sé. È una natura umana che si equilibra da sola, che smette di essere intellettuale e non analizza più ogni singolo cambiamento. È quella che sorride di gioia perché sa che il cambiamento è buono. È quella che rafforza la sua biologia e non ha più paura dell’equilibrio tra luce e oscurità, e comincia a rendersi conto che c’è questa possibilità di un cambiamento potente. Ed è il cambiamento che vi rimette in equilibrio. Non c’è più la battaglia interiore. Tutto questo è finito. Adesso si tratta di voi. La dualità sta cambiando. Riuscite a sentirlo? Ve lo abbiamo già detto, un vento fresco e nuovo sta soffiando, e le vecchie anime lo sentono, sanno che sta arrivando, e finalmente si possono rilassare e possono dire: «Sì! È quello che volevamo. È quello che aspettavamo, e quindi io sono pronto”.
Il primo passo per il cambiamento planetario è il cambiamento personale. E il primo passo per il cambiamento personale è rilassarsi in questa nuova natura umana, senza timore. Siete pronti a farlo?
Vecchie anime, io so chi è seduto qui. Alcuni di voi sono così pronti per questo! Qualcuno di voi aveva solo bisogno di ascoltare questo messaggio. Sappiate che non c’è niente di sbagliato in voi, dovete solo abituarvi al fatto di avere più luce. Vi sentite diversi. Questa cosa non l’avete mai vissuta prima. Ecco perché noi amiamo l’umanità, perché siamo con voi da molto tempo, e tutto questo l’abbiamo già visto prima. Sappiamo cosa state passando ed è davvero molto eccitante. La connessione è diventata più forte. E così è.»

Ciò che Kryon diceva descriveva bene i problemi fisici e interiori che come molti altri anch’io avevo avuto in questi ultimi mesi, e le sue spiegazioni e i suoi consigli erano come un balsamo per la mia anima e il mio cuore. Ogni sua parola risuonava con le mie corde più profonde, ed ero pronto a recepire il suo messaggio e iniziare a rilassarmi nel cambiamento. Grazie al mio buonsenso spirituale non mi aspettavo che dall’oggi al domani le cose nella mia vita cambiassero radicalmente, ma davvero mi sentivo uno di quelli che, come aveva detto lui, erano pronti e avevano solo bisogno di ascoltare il suo messaggio. Ero pronto a far entrare la Sorgente Creativa, a reclamare la mia luce e il mio potere.
Il giorno successivo fu ancora un crescendo, e nell’ultima canalizzazione prima della chiusura Kryon ci descrisse uno splendido affresco dell’evoluzione della nostra galassia, rivelandoci che fin dalla sua creazione, avvenuta cinque miliardi di anni fa, l’umanità che ora è sulla Terra è stata su innumerevoli altri pianeti facendoli ascendere l’uno dopo l’altro. Certo, va tenuto presente che Kryon, attraverso Lee Carroll, cerca di rendere in maniera lineare comprensibile al pensiero umano delle verità che non sono lineari bensì multidimensionali, al di là del tempo e dello spazio. Ma è sicuramente rassicurante sapere che siamo degli specialisti dell’ascensione e che sicuramente anche questa volta riusciremo a fare un ottimo lavoro.
Ormai è passato quasi un mese dall’incontro con Kryon, e il mio cambiamento interiore inizia ad essere più percepibile. La mia biologia sta migliorando. Mi sento abbastanza bene, ho finito il mio giro di visite ed esami medici iniziato a novembre, non è risultato nulla di particolarmente preoccupante e ieri il cardiologo ha constato che la terapia ha ottenuto buoni risultati e mi ha fissato la prossima visita di controllo tra un anno.
Nel mentre sto iniziando a orientarmi nella nuova realtà, sto facendo entrare più luce per colmare il vuoto lasciato dall’oscurità, sono sempre più convinto che i tempi delle battaglie son davvero finiti e riesco più spesso a rilassarmi nella mia nuova natura umana senza timore. Senza aver fretta, mi aspetto grandi cambiamenti nella mia vita, e sono sicuro che saranno cambiamenti benevoli e gratificanti. E, come è vero per tutte le vecchie anime, penso davvero di averli meritati.

Nota: il testo in corsivo è una mia sintesi della canalizzazione di Kryon La battaglia interiore, data a Castel San Pietro sabato 18 aprile. Trovate il testo completo a questo link: http://www.entourage-di-kryon.it/la-battaglia-interiore-18-aprile-2015-bologna
L’audio di tutte le canalizzazioni date in Italia lo trovate invece a questo link: http://www.stazioneceleste.it/kryon.htm#Audiio

Il branco delle foche. 1

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Foche monache

Foche monache

Come ho accennato in altri post, per alcuni anni dopo che ero entrato in contatto consapevole con gli arcangeli e altre entità delle dimensioni non fisiche, con la mia amica C. ci incontravamo con una certa regolarità per canalizzare assieme. Io guidavo la trance e lei cedeva il suo veicolo fisico agli esseri incorporei che di volta in volta desideravano comunicare con noi.
Tra le varie entità con cui eravamo in contatto, nel 2008 si era presentata l’Anima sarda (così lei stessa si era definita), la coscienza collettiva degli antichi sardi che si erano rifugiati su un pianeta di Alpha Centauri quando la loro civiltà spiritualmente molto evoluta aveva iniziato un processo di corruzione e degrado che in nessun modo erano riusciti a fermare.
Nello stesso periodo io ero entrato in contatto con una mia identità nuragica dei tempi del degrado, lo sciamano di Nur, che aveva deciso di restare sull’isola per fare da ponte per quelli che volevano andar via, mentre C. era entrata in contatto con la sciamana Luna, una capoclan che alla fine, non sopportando l’atrocità degli abusi che si stavano commettendo, aveva invece deciso di abbandonare questa dimensione.
L’Anima sarda, lo sciamano di Nur e Luna ci fornirono una serie di informazioni sulla civiltà che aveva costruito i nuraghi e le altre macchine megalitiche, e sulla fine di quella civiltà.
Contemporaneamente io procedevo nel mio addestramento sciamanico sotto la guida del maestro Gundrum, uno sciamano disincarnato. La prima parte di questo addestramento riguardava il lavoro con i quattro elementi, Terra, Acqua, Fuoco e Aria.
Un giorno, nel febbraio del 2010, Gundrum mi annunciò: «Gli esseri dell’elemento acqua di cui altre volte ho parlato si propongono in sinergia con il lavoro sugli elementi che stai portando avanti. È importante riconoscere le popolazioni e i branchi che abitano gli elementi e che condividono le loro energie. Perciò entra in contatto con la animalità di cui abbiamo parlato e così trovi la grandezza di questa animalità e la sua illuminata cultura. In questo modo ripristini le tue memorie e questo genera una potente trasformazione in te, nella tua vita e nei suoi eventi.»

In seguito l’Anima sarda spiegò che gli esseri dell’elemento acqua di cui aveva parlato Gundrum erano le foche: «Nel profondo dell’isola esiste ciò che voi chiamate grotta, che è uno spazio cavo interno. Così la grotta è la sede di incontri molto evoluti. Esseri molto evoluti non vivono troppo in superficie sulla terra ma frequentano con più dimestichezza le profondità. La prigione mentale in cui siete stati ingabbiati vi porta a trattare con disprezzo esseri evoluti che sono intorno a voi e di cui non riconoscete la cultura. Molto dolore è stato causato per questo. Gli esseri che chiamate foche sono esseri illuminati di una cultura che frequenta le profondità e lì tiene protetta la sua peculiarità. Esseri molto evoluti non hanno bisogno di stampelle e protesi tecnologiche come voi, perché usano con maestria altri linguaggi. C’è stato un tempo in cui le foche coesistevano con tutto, e lo stare insieme permetteva appunto la multicultura. Il contatto nel branco favoriva e favorisce il passaggio delle informazioni che si sanno quando si è nel branco perché l’energia di gruppo fa succedere questo. Nel branco nessuno è chiuso dentro una prigione e così quando si sa qualcosa lo si sa tutti insieme, e tutti insieme si decide ciò che si fa. Questo tutto insieme è molto difficile da comunicare in una cultura come la vostra che frammenta tutto e tritura tutto. È come spiegare che cos’è una torta quando sono rimaste soltanto le briciole. Anche mettendo insieme le briciole non si ottiene più la torta. Così cerca di comprendere che un branco è molto di più di un insieme, perché il branco è ciò che permette la cultura e anche la fa. Perciò le foche hanno deciso di inabissarsi perché non volevano più essere triturate. La loro scomparsa ha determinato la perdita di questa cultura del branco che avrebbe permesso di mantenere il proprio potere a tanti altri gruppi che invece sono stati messi nella rete della frammentazione dalla quale non è stato più possibile uscire se non cercando di smagliarla così come stiamo facendo adesso.
Ecco perché è tanto importante lo stare insieme, perché una cultura può succedere davvero soltanto dentro un branco, e quando succede nella forma corretta anche ha la soluzione in sé. Nel branco non c’è bisogno di nessuna protesi per comunicare. Questo è visto ignorantemente come mancanza di cultura, perché si è creata una spaccatura tra la cultura delle protesi e la cultura della totalità. Tornare in quei tempi in cui eri in contatto con la cultura del branco è il passo che va fatto per recuperare i termini in cui quella cultura onorava sé stessa e portava con dignità la sua luce dappertutto.»

Fin da piccolo sono stato affascinato dalle foche, e quand’ero bambino mi sembrava quasi un merito personale che in alcune grotte della Sardegna ancora vivessero delle piccole colonie di foche monache. Perciò fui felicissimo che l’Anima sarda avesse parlato delle foche come di esseri molto evoluti e spiritualmente illuminati.
Gundrum mi fece anche notare come la cultura dell’abuso aveva manipolato il linguaggio per deformare i concetti fondamentali della cultura del rispetto e dell’osmosi così da occultarli e impedire agli esseri umani di comprenderli e riscoprirli. Nel linguaggio corrente il termine branco, soprattutto se riferito agli esseri umani, è usato solo ed esclusivamente in senso peggiorativo – “un branco di pecore”, “la violenza del branco,” “far parte del branco” − e in questo modo l’idea di branco va a connotare qualcosa da cui rifuggire, da evitare.
In realtà a quanto mi spiegò Gundrum il branco è una modalità dell’essere altamente evoluta, che permette una comunicazione istantanea e una condivisione totale dei saperi e dell’esperienza di tutti gli individui che fanno parte del branco. Il branco delle foche era arrivato a questo genere di evoluzione, e poteva insegnare ad altri esseri, umani compresi, come vivere in armonia e mantenere unito il gruppo. La loro modalità di esistenza era quindi totalmente incompatibile con la frammentazione e la separatezza instaurate dalla cultura degli abusi, e per questo la gran parte di loro alla fine era uscita da questa dimensione. Ma come mi aveva suggerito l’Anima sarda, Gundrum mi confermò che per me sarebbe stato molto benefico incontrare il branco delle foche, e che era possibile farlo in un luogo che avrei dovuto creare nelle mie meditazioni.
«Il branco delle foche porta notizie di sé stesso tramite lo sciamano Gundrum che fa da interprete» mi comunicò, «e dice che non è possibile incontrarle in un luogo rinchiuso nella tua comprensione lineare dei luoghi, ma che occorre entrare in risonanza con il luogo nella sua profondità, poiché quell’esistenza multidimensionale accoglie il branco delle foche e permette la condivisione della loro cultura. Così quando tu immagini il luogo in cui questi esseri si muovono e vivono trovi un punto d’incontro che permette lo scambio. Nel luogo della grotta esiste un passaggio multidimensionale, che non è comprensibile nelle vostre menti orientate soltanto a una linearità castrante ma che ha espressione di sé se lo pensi. E quando lo fai esistere, esiste. Nei tempi nei quali ti muovi il branco delle foche ha occultato il passaggio e non intende varcarlo perché troverebbe abominio, sterminio e dolore. Ma ben protetto conserva la sua cultura e la sua esistenza in vista di un incontro che può esistere quando la mente è pronta ad accettarlo.»
Poco tempo dopo l’Anima sarda mi fornì un’ulteriore spiegazione sull’importanza delle grotte: «Poiché l’isola tutto intorno è circondata dall’acqua, nasce l’esigenza di percepire le dimensioni in maniera differente. Così più che in ampiezza ci si sviluppa in altezza e profondità, e questo crea anche una struttura mentale fatta così. All’interno dell’isola abbiamo costruito molto, poiché questo era opportuno fare per avere le comunicazioni che volevamo avere, e poiché l’isola è circondata dal mare si crea anche una zona protetta con l’acqua tutto intorno. Ma in fotogrammi di tempo differenti, questo aspetto dell’isola è stato sfruttato per nascondere e occultare quello che non poteva linearmente allontanarsi più di tanto. Questo ha infastidito molto gli abitanti dell’isola che avevano una struttura costruita invece sulla profondità. Così una struttura mentale lineare e abituata al movimento entra in collisione con una struttura mentale abituata a star ferma e alla profondità. Su questo si sono avuti conflitti e difficoltà. Perciò nella sardità occorre recuperare questo aspetto dello stare fermi, e della profondità in alto e in basso, e ciò che va recuperato della sardità è proprio questo e non uno sciocco campanilismo. Questa diversa struttura mentale dà stabilità alla struttura lineare che pure gli abitanti di quest’isola anche hanno. E insieme creano un equilibrio molto buono. Ma finché questo equilibrio non c’è si crea invece uno squilibrio.
Le grotte sono un aspetto di profondità concreto, un buon punto di mediazione che aiuta la comprensione di una profondità che è concreta ma anche impalpabile, e che però nell’aspetto concreto favorisce le memorie, le reminiscenze. Le reminiscenze vanno salvate e ascoltate poiché sono ricordi di profondità che emergono in relazione alla sardità, che conosce appunto grazie a questa profondità senza bisogno di correre troppo in giro. Perciò è opportuno stare fermi, aprirsi e ascoltare ciò che si sa senza sapere di saperlo, e così venirne a conoscenza. La conoscenza della sardità non avviene in maniera lineare correndo intorno e in giro ma avviene stando fermi e ascoltando sé stessi, senza sorprendersi di ciò che poi si sa.»

Seguendo le indicazioni dell’Anima sarda e le istruzioni che tramite Gundrum le foche mi avevano dato, nel corso delle mie meditazioni immaginai una grotta. In una delle grandi sale della grotta c’era un lago naturale che attraverso un cunicolo sottomarino comunicava con il mare aperto. Nella mia immaginazione questo cunicolo era il passaggio multidimensionale di cui aveva parlato Gundrum. Io mi sedetti sulla pietra, a bordo del lago, chiamai le foche e aspettai. Quasi subito le foche arrivarono e iniziarono a comunicare con me. La loro energia era davvero splendida, come una nube effervescente di scintille dorate. Mi trasmisero una grande gioia e una grande voglia di ridere e di giocare. Poi mi chiesero di diventare uno di loro e si rituffarono nel lago. Io mi tuffai dietro di loro e diventai una foca. Uscimmo in mare aperto dove il branco delle foche era ancora più numeroso. Nuotai e giocai col branco delle foche per un po’. In quel gioco percepivo la bellezza e l’armonia della vita, e mi rendevo conto che senza tanto parlare le foche mi stavano trasmettendo parte della loro sapienza. Capivo che stare nel branco — nel vero branco, non in quello svilito della cultura degli abusi, funzionale all’ottundimento della coscienza — era una chiave importantissima per uscire dalla manipolazione. Era importante creare un branco di luce in grado di comunicare senza bisogno delle protesi tecnologiche, così come facevano le foche.
Dopo un po’ le foche mi riaccompagnarono nella grotta, mi salutarono ed io conclusi la mia meditazione di ottimo umore e carico di energia.
Per alcuni mesi restai in contatto con le foche e proposi la meditazione che avevo elaborato anche in un seminario. Ma poi, come spesso succede, il contatto si affievolì, e da allora la comunicazione, almeno a livello consapevole, si interruppe. Fino a qualche mese fa …


Il branco delle foche. 2

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Grotta del fico - Baunei

Grotta del fico – Baunei

A fine febbraio con due amici, Max Bongini e Corinna Muzi, che l’estate scorsa avevano organizzato il seminario con il contattista peruviano Ricardo Gonzalez (di cui ho parlato nella serie di post Contatti cosmici), abbiamo deciso di organizzare un incontro di meditazione e contatto con la terra in Sardegna, e abbiamo scelto come location l’altopiano del Golgo, un luogo estremamente suggestivo, magico e selvaggio che si affaccia sul Golfo di Orosei, in Ogliastra, nella costa centro-orientale sarda (l’incontro si terrà fra una decina di giorni, dal 29 maggio al 2 giugno).
Nei giorni successivi, mentre pensavo al tipo di lavoro che avrei potuto proporre nel corso dell’incontro le foche fecero sentire la loro voce. Lo stimolo fu che vicino al luogo dove si sarebbe tenuto l’incontro c’è la Grotta del Fico. La Grotta del Fico è stato l’ultimo rifugio della foca monaca in Sardegna, dove ancora negli anni settanta viveva una piccola colonia. Da allora la foca monaca è praticamente scomparsa dalla Sardegna anche se in anni recenti ci sono stati diversi avvistamenti in vari punti delle coste sarde. Da alcuni anni avevo quindi il desiderio di visitare la Grotta del Fico, ma non ne avevo ancora avuto la possibilità. Pensai che l’incontro sul Golgo poteva essere l’occasione giusta. Avrei potuto riproporre una meditazione di contatto con le foche per poi visitare la Grotta del Fico che avrebbe sicuramente aiutato a entrare in risonanza con loro. Ero certo che sarebbe stata un’esperienza interessante e ne parlai con Max e Corinna che condivisero spontaneamente il mio entusiasmo.
Pochi giorni dopo la mia amica C. mi chiese di fare una trance assieme. Mi raccontò che al seminario sulla Nuraxia che avevo tenuto poco tempo prima, durante una meditazione di contatto con la propria identità nuragica era stata “disturbata” dalla presenza delle foche. Nella meditazione chiedevo di andare nella sala principale del nuraghe di Orroli per entrare in contatto con la propria identità al tempo della Nuraxia. Lei dunque cercava di entrare nella sala aspettandosi di trovarvi la sciamana Luna, ma non riusciva a farlo e veniva invece trascinata nel mare dove nuotava una foca. Le arrivò l’informazione che la sciamana Luna era una foca, ma questo per lei non aveva alcun senso, e la infastidì non riuscire a seguire le istruzioni che io davo nel corso della trance. Per di più, nei giorni successivi fece diversi sogni in cui comparivano le foche.
Ero colpito dal fatto che in qualche modo le foche avessero fatto nuovamente sentire la loro voce con entrambi, all’insaputa l’uno dell’altra. Decidemmo perciò di incontrarci e canalizzare le foche per avere spiegazioni.
All’inizio della trance chiesi a C. di entrare in contatto prima con la sciamana Luna, nella sala del nuraghe, per avere da lei delle informazioni sulle foche e delle spiegazioni sull’esperienza che aveva avuto al seminario.

«In quei tempi» spiegò la sciamana Luna, «la nostra identità non era così circoscritta, e soprattutto non lo era l’identità di uno sciamano. Lo sciamano aveva un contatto con tutti gli esseri e tutte le forme di vita, ma ne sceglieva alcune come suoi alleati principali. Io avevo un gemellaggio con una foca, e non c’è un distinguo fra me e lei. Questo è difficile da capire per la vostra mente che vive in compartimenti stagni, ma allora la comunicazione avveniva sulle dimensioni sottili e l’affinità portava a una coesione dell’identità. Avevo scelto il compito di mantenere l’armonia tra le specie animali, e in particolare l’acqua era l’elemento che preferivo. Nel periodo dei grandi abusi la foca mi era stata molto vicina. È una foca di un colore particolarmente chiaro. Le foche possono avere colori diversi, dal nero, al bruno, al marrone, al caffè. Questa foca si riconosceva per il colore chiaro del suo manto. Quando abbiamo fuso le identità io e lei siamo state una cosa soltanto, ma principalmente era lei che conduceva il clan delle foche. La comunicazione tra gli esseri del mare e quelli della terra avveniva grazie a noi due che eravamo una soltanto. Ma mentre sulla terraferma imperversavano gli abusi, sott’acqua l’abuso ancora non c’era. Era uno spazio salvifico in cui potersi rifugiare. Ho cercato in un primo momento di rifugiarmi lì, appunto, e di trovare grazie alle foche una dimensione di mediazione con l’esterno per mantenere intatto il progetto di armonia che stavamo portando avanti. Ma quando questo non è stato più possibile perché la vita all’esterno era troppo tormentata dagli abusi ho abbandonato il mio corpo di Luna per entrare nella dimensione più rarefatta, extraterrestre, e ho mantenuto la fisicità della foca che appunto si chiama Luna. Non è durato a lungo perché poi non è stato più possibile muoversi su mondi paralleli, acquatici e terrestri, e così anche le foche sono andate via.»
Subito dopo prese la parola la foca Luna: «Abbiamo sempre cercato di creare un contatto con quelli della vostra razza, perché anche nella vostra razza era possibile stare in acqua e fuori dall’acqua, anche se non proprio come per noi. E se fossimo riusciti a stabilire un contatto avremmo avuto una possibilità di armonia molto grande. Ma è difficile comunicare con chi non usa la telepatia e scambia i nostri suoni per abbai. Ciò che facciamo quando a voi sembra che abbaiamo è invece rompere con un suono una staticità e creare una frequenza nuova che serve a mobilitare l’ambiente circostante e a produrre un nuovo spazio di armonia. Abbiamo tentato di farlo anche con voi, ma la vostra mente è chiusa alla comprensione di questo e si rifugia in una materialità che vi imprigiona. Gli arpioni dei pescatori erano interessati soprattutto alle nostre carni e non alla nostra ideologia. Così abbiamo cominciato a rintanarci nei posti in cui non potevate arrivare. Le grotte sono il nostro ambiente naturale, la casa del nostro gruppo. Principalmente ci muoviamo in clan e non c’è nessuna prevaricazione tra noi perché tutti condividiamo la stessa idea. La nostra civiltà è una civiltà difficile da capire per voi, perché non abbiamo una proprietà privata ma tutto indifferentemente è nostro. E “nostro” è una parola che non potete capire, perché nostro per noi non significa possedere qualcosa ma averne la responsabilità. E avendo la responsabilità di una cosa costruiamo con essa uno scambio relazionale che è basato sulle rispettive frequenze, e dall’incontro di queste frequenze facciamo nascere quella che noi chiamiamo armonia.
Ogni elemento per noi appartiene a una reciprocità che risuona insieme, e quando risuona insieme entrambi ne abbiamo la responsabilità ed entrambi pronunciamo una nota di armonia. La nota di armonia nutre l’anima del mondo e ognuna delle nostre anime partecipanti e crea benessere tutto intorno. Occorre la conoscenza delle note e della reciprocità che esiste fra tutte le cose a pari livello. Senza questo si entra in un’ottica di presunzione che azzera questa possibilità e cade nelle trame dei predatori. Accuratamente i predatori instillano nella vostra comprensione della vita un concetto di superiorità che è appunto la predazione. Gli abusi fatti sugli animali sono la conseguenza di una predatorietà che ha dimenticato proprio questo punto e che invece deve essere ripristinato al più presto per costruire un mondo più umano.
Il corpo delle foche conosce una fisicità che nel corpo umano è purtroppo carente. Ciò che caratterizza il nostro modo di muoverci e di essere al mondo è la consapevolezza epidermica. Ogni gesto per noi muove le frequenze della vita e apre la consapevolezza della nostra coscienza estesa. Per noi la comunicazione non è parlare, ma accogliere in noi stessi questa sensazione fisica che ci consente di aprirci alla conoscenza. So che è difficile per le vostre menti chiuse nelle scatoline della predazione comprendere questo concetto, ma il corpo può farlo se permettete alla mente di estraniarsi e lasciate che la fisicità parli da sé.»
Dopo che la foca Luna ebbe finito di parlare, le chiesi un parere sull’idea che avevo avuto di proporre un contatto con le foche all’incontro di quattro giorni sul Golgo. «Da tempo chiediamo alle menti più sensibili di poter tradurre in parole la nostra conoscenza per porgerla a chi sa farne un uso consapevole» rispose Luna. «Perciò abbiamo lanciato nella dimensione immateriale il nostro messaggio che tu e C. avete accolto, perché risuona con una consapevolezza che in passato avete posseduto. Così è importante avere questi incontri e approfondire le peculiarità della nostra cultura, che è anche la vostra cultura nel tempo in cui noi e voi siamo stati una cosa sola insieme. Abbiamo goduto della nostra diversità per creare una musica comune.»

Alla fine della canalizzazione presero la parola anche i maestri nuragici di Alpha Centauri. «Sui piani più rarefatti della coscienza non esiste la separazione così come la conoscete voi» ci dissero, «ma tutto comunica con tutto in un’elegante sinfonia progressiva. Superare una visione limitata e appesantita della realtà è il compito che ogni essere senziente sceglie di svolgere per uscire dalla materialità e ricomprenderla e ricollocarla dentro una più ampia visione di sé. Tutto è fluido, morbido e mutevole. Niente è statico, chiuso o immobile. Il passaggio vibrazionale che il pianeta Terra sta vivendo in questo momento è proprio l’accesso alla comprensione di questa fluidità che comprende la materialità soltanto come una nota nel tutto. Così questa esperienza in questo momento è uno scivolo che consente un passaggio più lieve e più veloce nella dimensione di queste possibilità. E ciò che noi esseri di Alpha Centauri facciamo è agevolare questa comunicazione per creare ulteriormente questa fluidità lì dove si formano delle aperture in quella che voi chiamate mente e che è invece la coscienza del tutto. Il tutto prende delle forme arbitrarie negli esseri che chiamate cose, persone o animali, che sono vibrazioni in sintonia tra loro e più o meno in armonia quanto più possono mischiarsi. Qui da noi la fluidità è lo strumento che consente il benessere e la comunicazione, ed è il dono che stiamo cercando di riportare anche tra voi, nostri fratelli minori. E minori è detto senza gerarchia, proprio come il duro non è migliore del morbido o il piccolo non è minore del grande. È difficile stare in questa comprensione per voi, e per noi trovare le parole adeguate a spiegarvelo, ma sempre lo facciamo nei momenti in cui la rigidità è un po’ assopita.»

La magia del Golgo: 1. Il gioiello di Arturo

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Golgo - Complesso nuragico di Orgoduri - particolare

Golgo – Complesso nuragico di Orgoduri – particolare

Il Golgo è una voragine carsica a campata unica che ha il suo fondo dopo un salto pressoché verticale di circa 270 metri. È chiamata anche Su Sterru ed è situata nell’omonimo altopiano che si trova ad un’altitudine di circa 400 metri sul livello del mare, nel Supramonte di Baunei, nella Sardegna centro-orientale, in corrispondenza di un tratto tra i più belli e incontaminati delle coste sarde.
La prima volta che ne avevo sentito parlare risale esattamente a trent’anni fa, quando il mio amico Tony mi aveva scelto come attore protagonista del film che aveva intenzione di girare. Doveva essere il suo primo film e il titolo sarebbe stato Il gioiello di Arturo. Io e Tony ci eravamo conosciuti proprio nel periodo in cui lui stava elaborando il suo progetto, e ben presto mi chiese di entrarne a farne parte perché gli sembravo adatto a interpretare il ruolo principale, quello di Arturo.
La storia era intrigante ed era in sintonia coi miei interessi e la mia visione della realtà. Arturo era un giovane più o meno della mia età (allora avevo meno di trent’anni!) che ripresosi dopo un incidente stradale piuttosto grave aveva sviluppato una sorta di sensitività che si manifestava con una serie di visioni che in qualche modo anticipavano frammenti del futuro e in particolare gli mostravano una sorta di manufatto tecnologico di origine extraterrestre (il gioiello, appunto) che aveva il potere di cambiare radicalmente secondo i propri desideri più profondi la vita di chi riusciva a sintonizzarsi con esso.
Una serie di persone apparentemente non legate tra loro (il fratello di Arturo con la fidanzata, un avventuriero in cerca di facili fortune, una famosa cantante rock la cui popolarità era entrata in una curva discendente, un’attrice di grido e forse qualcun altro che adesso non ricordo) venivano a conoscenza della storia di Arturo e dell’ipotetica esistenza del gioiello. Dopo diverse peripezie tutti quanti si ritrovavano casualmente in un villaggio vacanze sulla costa orientale della Sardegna, e da lì prendeva forma il finale, la cui scena clou prevedeva l’atterraggio di un’astronave proprio nei pressi della voragine del Golgo. Dopo di che la vita di tutte le persone che erano entrate in contatto con l’astronave, e quindi col gioiello, prendeva all’improvviso una piega inaspettata e particolarmente favorevole.

La trama così sintetizzata rende solo in parte la fascinazione del progetto. Tony era un’artista poliedrico, scrittore, musicista e regista di videoclip (ne aveva realizzato anche con alcuni musicisti piuttosto famosi e aveva vinto qualche premio nel settore). Aveva composto una splendida colonna sonora e la sua sceneggiatura era di ottimo livello.
Quando iniziammo a muoverci per cercare di trasformare quel progetto in realtà all’inizio sembrava come se il “gioiello di Arturo” stesse funzionando davvero. Il progetto incontrava naturalmente l’apprezzamento e l’entusiasmo di chi ne veniva messo a conoscenza. Cinecittà si era detta disponibile a coprodurre il film. Il proprietario di un villaggio vacanze nei pressi di Arbatax avrebbe messo gratuitamente il villaggio a disposizione per un mese per tutta la troupe. Alitalia avrebbe fornito gratis i voli per gli attori e per i vari trasporti in cambio dell’apparizione dei suoi aerei in alcune scene del film. Fernanda Pivano era disposta a scrivere la prefazione per un libro che io avrei dovuto trarre dalla sceneggiatura. Nina Hagen, musicista e cantante punk rock molto in voga in quegli anni, aveva dato l’assenso a interpretare la parte di sé stessa, e anche l’attrice francese Sabine Azéma si era detta interessata a interpretare un ruolo nel film.
Mancavano i produttori principali, ma alla fine Tony trovò anche quelli e con l’aiuto di un cameraman della Rai regionale che si offrì di aiutarci senza alcun compenso iniziammo a fare dei provini delle scene principali. Avevamo messo su un piccolo staff semiprofessionale con tanto di aiutoregista, truccatrice e segretaria di produzione. Girammo la prima scena al Poetto, la spiaggia di Cagliari, davanti all’ospedale marino dove nella finzione Arturo era stato ricoverato. Per l’occasione avevamo recuperato una fiammante spider rossa degli anni sessanta con la quale il fratello di Arturo andava a prenderlo il giorno in cui veniva dimesso. Alcune scene le girammo nel salone di fine ottocento della casa dei miei, dove ancora abitavo, con un certo imbarazzo da parte mia perché tutta la mia famiglia era rimasta ad assistere alle riprese incuriosita. Un rilievo montuoso non distante da Cagliari fu la location per la scena in cui Arturo veniva rapito a cavallo dall’avventuriero. Montammo in due su uno splendido cavallo bianco chiazzato prestato da un vicino maneggio, e per un pelo non fui sbalzato all’indietro quando il cavallo scartò nel salire sul pendio del monte. Insomma, devo ammettere che fu un’esperienza davvero interessante e divertente. I provini risultarono di buona qualità, e per un paio di settimane mi vedevo già lanciato nel mondo della celluloide, visto che Tony aveva trovato anche degli agganci per presentare il suo film, una volta che lo avesse girato, al festival di Venezia.
Purtroppo (o per fortuna?) il “gioiello di Arturo” smise ben presto di funzionare. I produttori avevano avuto un flop col loro ultimo film, e per quanto innamorati del progetto alla fine non se la sentirono di rischiare una seconda volta affidandosi a un regista esordiente e ad attori non professionisti. Ovviamente non potevo dar loro torto. Per quanto il personaggio principale fosse tagliato su di me, e io avessi qualche esperienza e un certo talento, seppure acerbo, come attore teatrale, recitare in un film era tutta un’altra cosa e nelle riprese apparivo un po’ goffo e un po’ sopra le righe.
Il clima di magia svanì come neve al sole. Tra me e Tony ci fu qualche malumore (che per fortuna non ebbe ulteriori strascichi) ed io, un po’ deluso e con qualche ferita al mio orgoglio, mi dedicai alla cooperativa di bibliotecari che nel mentre avevo fondato con alcuni colleghi dopo un corso professionale regionale e che mi permise di lavorare per una quindicina d’anni. Il gioiello di Arturo non venne mai girato, ma in qualche modo nella mia memoria il Golgo si legò indissolubilmente a quel clima di magia e al contatto con gli extraterrestri, anche se in questi trent’anni non ebbi mai l’occasione di visitarlo.

Ad essere sincero da moltissimo tempo non mi era più capitato di pensare a quel breve ma elettrizzante periodo della mia vita, fino a poche settimane fa. Nei giorni immediatamente precedenti il seminario di fine maggio che proprio nell’altipiano del Golgo avrei dovuto tenere insieme ai miei amici Max e Corinna, tutta quella storia mi tornò in mente e mi colpì una volta di più come spesso esista una sottile relazione tra momenti ed eventi della nostra vita lontani nel tempo e apparentemente del tutto slegati tra loro.
Arturo, il protagonista del film, aveva sviluppato una sensitività che gli permetteva di comunicare con altre realtà e veniva attirato nel Golgo per concretizzare questi contatti. Io in questi ultimi anni ho sviluppato la capacità di comunicare con esseri di altre dimensioni e di altri pianeti, e ora stavo per andare al Golgo per mettere a disposizione di un piccolo gruppo di persone queste capacità.
Forse il film altro non era che una metafora del risveglio di coscienza che di lì a pochi anni avrebbe cominciato a diffondersi tra un numero crescente di esseri umani, e per questo inizialmente aveva incontrato tanti consensi. Ma il tempo non era ancora maturo, sicuramente non per me. Adesso però ero finalmente pronto per andare al Golgo e connettermi con la sua magia ed il suo potere.

La magia del Golgo: 2. I luoghi di potere

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Baunei - Chiesa di San Nicola al tramonto

Baunei – Chiesa di San Nicola al tramonto

I veri protagonisti del seminario “4 giorni al Golgo” sono stati i luoghi in cui il seminario si è svolto. Luoghi antichi. Luoghi di potere.
Non solo nell’altipiano del Golgo ma anche nei dintorni, fino al mare davvero indescrivibile. Ogni volta che giro per la Sardegna non posso fare a meno di pensare quanto sono fortunato ad essere nato in un’isola così bella, antica e carica di energia. Un privilegio che mi porta a desiderare di poter condividere con gli altri tutto quello che la Sardegna può dare all’umanità. E questo in fondo per me era l’intento del seminario: iniziando con un piccolo gruppo imparare a condividere la spiritualità, l’energia e l’antica saggezza di questa terra che, come aveva detto qualche anno fa Irina Bergo in una canalizzazione ricevuta in Sardegna, porta in sé “il respiro dell’eternità” (vedi il post L’emozione dell’eternità).
Con Max e Corinna, che avrebbero condotto il seminario assieme a me, e Barbara, una partecipante amica di Corinna, siamo arrivati in zona un giorno prima per esplorare i luoghi e mettere a punto il lavoro che avevamo programmato di fare.
Il primo luogo che abbiamo visitato è stata la tomba dei giganti di Osono che si trova nell’omonima valle nei pressi di Triei. Un monumento megalitico impressionante, in ottimo stato di conservazione, in un ambiente incantato che a Corinna ha ricordato il paesaggio del californiano Monte Shasta. Nei pressi della tomba dei giganti si trova anche una fonte nuragica.
Alla vista della tomba e del paesaggio circostante sono stato immediatamente conquistato da quel luogo, nel complesso uno dei più belli che abbia mai visitato. La facciata (esedra) della tomba è composta da ventidue lastre di pietra disposte ai lati dell’entrata, undici per lato. 11.11, dunque, un numero maestro che è considerato un portale, il simbolo del risveglio, che in questi ultimi anni compare spesso a chi ha intrapreso un percorso di cambiamento quando guarda le cifre di un orologio digitale. Anche questa significativa coincidenza ci ha colpito.
Alla tomba dei giganti di Osono abbiamo concluso il seminario martedì mattina con un suggestivo rituale di guarigione e di rinascita condotto da Corinna.

Tomba dei giganti di Osono. 1 Tomba dei giganti di Osono. 2 Tomba dei giganti di Osono. 4 Tomba dei giganti di Osono. 5

Poi siamo arrivati a Baunei e dopo una breve sosta per un caffè siamo andati alla grotta Is Janas, raggiungibile a piedi dal paese dopo una breve salita. All’interno della grotta, risalente all’epoca prenuragica, due giovani archeologi hanno recentemente scoperto moltissime incisioni rupestri, abbastanza difficili da riconoscere per i non addetti ai lavori. Ma la più imponente di esse è visibilissima e si trova subito all’entrata della grotta su un enorme lastrone di pietra. Difficile dire cosa gli antichi sardi abbiano voluto rappresentare con quell’incisione. A me ha fatto pensare a una cellula in evoluzione, o a una rete neurale o a un diagramma energetico, o a una mappa astrale. In ogni caso quell’incisione vale da sola una visita alla grotta.

Grotta Is Janas. 1 Grotta Is Janas. 2 Grotta Is Janas. 3

Quando siamo finalmente arrivati al Golgo e siamo scesi dalle macchine per entrare al rifugio dove avremmo alloggiato, per un istante sono stato quasi sopraffatto dall’energia del posto. Il luogo era incantevole. A poca distanza dal rifugio si trova la chiesetta di San Pietro, edificata nel XVII secolo in un sito che era già utilizzato in epoca prenuragica, come dimostra un betilo antropomorfo trovato in quei pressi e ora sistemato davanti alla chiesa. Alla costruzione della chiesa è legata una leggenda locale secondo la quale anticamente il Golgo era abitato da un mostro sanguinario simile a un rettile, “Sa Serpente” (o, in altre versioni, Iskurtone o Scultone), che per secoli avrebbe perseguitato pastori e contadini pretendendo da loro periodici sacrifici umani. Secondo la leggenda, fu San Pietro apostolo in persona a liberare i pastori e i contadini del Golgo dall’oppressione di “Sa Serpente” uccidendo il mostro. Per questo San Pietro è particolarmente venerato dagli abitanti del luogo, e la chiesa fu edificata in suo onore.
La chiesetta è circondata da un recinto in pietra e dalle casette (in sardo “cumbessias”) utilizzate per il ristoro dei fedeli durante la tradizionale festa votiva del Santo, che si svolge per tre giorni l’ultima domenica di giugno.
Nel recinto della chiesa ha avuto luogo l’apertura del seminario.

Chiesa di San Pietro. 1Chiesa di San Pietro. 3

Chiesa di San Pietro. 2

Chiesa di San Pietro. 4Dietro il rifugio, attraverso una scala in legno di ginepro tipica di quei luoghi, si accede al sentiero che porta al nuraghe Albu (letteralmente “nuraghe bianco”). Il sentiero passa accanto a una voragine molto più piccola di quella di Su Sterru ma comunque profonda 165 metri. Subito dopo sul costone roccioso si incontra un’enorme scultura in pietra, una sorta di mascherone, la cosiddetta “faccia litica”, che forse è naturale o forse è stata scolpita dall’uomo su una roccia preesistente. Poi il sentiero scende verso un profondo canalone, che forma il letto di un torrente quasi sempre in secca, e dopo un tratto non molto lungo risalendo sul costone opposto del canalone si arriva al nuraghe Alvu, purtroppo non molto ben conservato e inaccessibile all’interno a causa dei crolli, ma comunque ricco di suggestione e di potere.
La sera del seminario nel canalone abbiamo fatto la prima meditazione di contatto con gli sciamani nuragici. Poi siamo saliti al nuraghe Alvu dove abbiamo svolto una cerimonia di offerta alla Madre Terra in generale e a quel luogo in particolare, e poi ci siamo connessi con il fuoco bianco, l’energia portatrice di abbondanza che i sardi nuragici che sono emigrati su Alpha Centauri stanno canalizzando verso la nostra isola.

Nuraghe Albu. 1 Nuraghe Albu. 2 Nuraghe Albu. 3

Il secondo giorno del seminario siamo andati a Cala Goloritzé, una delle più belle calette di tutto il Mediterraneo. Il colore turchese del suo mare è dovuto anche ad alcune sorgenti sottomarine di acqua dolce che sgorgano poco distante. La spiaggia è formata da piccoli sassolini bianchi ed è resa ancora più particolare da un arco proteso verso il mare e da un imponente guglia calcarea che la sormonta, il monte Caroddi.
La cala può essere raggiunta dal mare oppure attraverso un sentiero lungo tre chilometri e mezzo, non particolarmente difficile da percorrere ma abbastanza impegnativo, soprattutto al ritorno visto che la risalita copre un dislivello di 500 metri. In ogni caso la bellezza del percorso ripaga ampiamente della fatica.
Noi ovviamente abbiamo scelto di arrivarci a piedi, visto che uno degli obbiettivi del seminario era anche quello di ritrovare un contatto profondo con la terra e gli elementi naturali.
L’idea iniziale era di condurre a Cala Goloritzè la meditazione di contatto con le foche, ma dato che era la prima domenica di giugno la spiaggia era troppo affollata per poter avere il silenzio e l’intimità necessari, e così le foche hanno consigliato di rimandare il contatto alla sera dopo la cena, e hanno suggerito come luogo proprio Su Sterru, la voragine del Golgo, che pur non essendo vicino al mare è un luogo di profondità.

Cala Goloritzè. 1 Cala Goloritzè. 2 Cala Goloritzè. 3 Cala Goloritzè. 4 Cala Goloritzè. 5Paesaggi. 2 (Cala Goloritzè) Cala Goloritzè. 6 Cala Goloritzè. 7

Il penultimo giorno siamo andati in gommone alla Grotta del Fico. Siamo partiti da Santa Maria Navarrese e abbiamo percorso quindi un lungo tratto di costa, in un mare limpido e dai colori cangianti, ammirando dei paesaggi meravigliosi.

Paesaggi. 1 (Pedralonga)Dal gommone. 2 Dal gommone. 3 Dal gommone. 4 Dal gommone. 5 Dal gommone. 6 Dal gommone. 7

La Grotta del fico è stata fino agli anni ottanta del secolo scorso l’ultimo rifugio della foca monaca. Per questo avevamo deciso di inserire la visita alla grotta all’interno del seminario. Dopo il contatto con le foche nella meditazione della notte prima a Su Sterru era un’occasione per approfondire individualmente quel contatto e trovare ulteriori risonanze.
La grotta è un’imponente cattedrale naturale che ben si addice all’elevato livello di coscienza delle foche.

Grotta del Fico. 1 Grotta del Fico. 3 Grotta del Fico. 4 Grotta del Fico. 5 Grotta del Fico. 6 Grotta del Fico. 7 Grotta del Fico. 9

Al ritorno dal seminario ho scaricato sul computer le centinaia di foto che avevo scattato in quei giorni e ho iniziato a visionarle per scegliere le migliori. Con mia grande sorpresa mi sono accorto che dal gommone avevo fotografato qualcosa di straordinario che sul momento non avevo notato: su una delle rocce che delimitava una piccola cala, Portu Quau, erano chiaramente visibili delle pitture rupestri.
Sulle prime ho pensato a un gioco di luci e ombre, ma le pitture sono troppo nitide e precise per pensare che possano essere solo un’illusione ottica creata dalle rocce e dalla luce. Si vedono distintamente tre figure: sulla destra di chi guarda ci sono un animale rossiccio con le corna e una figura umanoide nera con un copricapo e una lancia. Sulla sinistra uno strano essere che a me ha fatto pensare a un extraterrestre. Nel mezzo altre figure indistinte.
Ho provato a cercare su Internet ma non ho trovato nessuna notizia di pitture rupestri in quel tratto di costa. Vista la loro nitidezza mi sembra davvero strano che nessuno prima d’ora le abbia viste o fotografate, e mi è venuto addirittura il dubbio che il mio Nokia abbia colto un’immagine di un altro tempo o un’altra dimensione!
In ogni caso ho considerato quella foto come un dono sciamanico, il segno dell’ottima riuscita del seminario.

Graffiti. 1 Graffiti. 2 Graffiti. 3 Graffiti. 4 (2) (800x596)

Come ho già raccontato in altri post, anni fa sono entrato in contatto con l’Anima sarda, la coscienza collettiva degli antichi sardi che vivevano in Sardegna ai tempi della civiltà megalitica e che si erano trasferiti su un pianeta di Alpha Centauri quando la loro civiltà spiritualmente molto evoluta e basata sull’osmosi tra tutti gli esseri si era degradata. Il degrado era stato causato dal contatto con esseri molto diversi da loro, provenienti da un altro pianeta, o forse da un’altra dimensione. Il tentativo di introdurre questi nuovi esseri nell’osmosi si rivelò disastroso, perché essi non riconoscevano quasi nulla come vivente e consideravano lecito usare senza rispetto qualunque cosa per il loro vantaggio. Questo portò alla rottura dell’osmosi e al conseguente degrado lento ma inesorabile dell’antica civiltà sarda.
All’inizio dei nostri contatti l’Anima sarda aveva dato una breve descrizione di questi esseri, e questa descrizione mi è tornata in mente guardando l’ingrandimento dell’essere visibilmente “alieno” presente sulla sinistra delle pitture rupestri.
«Dapprima li abbiamo incontrati telepaticamente nei nostri pensieri e così abbiamo fraternizzato», aveva spiegato l’Anima sarda. «Poi, dopo che per un certo tempo molti li conoscevano nella mente, abbiamo anche cominciato a vederli ed è così che sono apparsi tra di noi. Questi esseri hanno una testa lunga e hanno delle protuberanze al posto degli occhi, dove più o meno noi abbiamo gli occhi. E poi hanno un corpo che non è esattamente come il nostro e si allarga in fondo e finisce con una specie di punta che però non è una coda.»
Non ho potuto fare a meno di notare che questa descrizione, per quanto generica, potrebbe proprio descrivere l’essere che stavo osservando nella mia fotografia!

Graffiti. 5

La magia del Golgo: 3. Il ritorno degli sciamani

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Max, Corinna e Momi alla grotta Is Janas (Baunei)

Max, Corinna e Momi alla grotta Is Janas (Baunei)

È passato ormai più di un mese dal seminario al Golgo. Speravo nel mentre di digerire e comprendere meglio quello che lì è successo, ma mi rendo conto invece che dentro di me regna la confusione più totale. Come sempre in questi ultimi anni tutto cambia velocemente e repentinamente. Gli stati d’animo si alternano senza sosta, il benessere e la fiducia cedono il posto all’improvviso al malessere e allo scoraggiamento, in una continua corsa sulle montagne russe che francamente in alcuni momenti diventa nauseante e poco sopportabile.
Ma questo è il prezzo da pagare per poter vivere in questo passaggio epocale verso una nuova coscienza e una nuova umanità. L’abbiamo scelto noi (anche se non ce lo ricordiamo) ed è inutile lamentarsi.
Al di là di questo, raccontare un seminario non è per nulla facile. Un resoconto puntuale di ciò che abbiamo fatto, un elenco e una descrizione delle varie meditazioni non avrebbe alcun senso e non restituirebbe le emozioni e le illuminazioni che ognuno a suo modo ha vissuto. Così, rimandando al futuro ulteriori riflessioni su ciò che il seminario mi ha fatto intravedere per il mio percorso, mi limiterò a chiudere questi post sui 4 giorni al Golgo con qualche breve considerazione.

Dal mio punto di vista il seminario è stato un potente raduno di un gruppo di sciamani, venuti da luoghi diversi della Sardegna e dell’Italia, ognuno con la sua storia e i suoi talenti che ha messo a disposizione del gruppo. Eravamo tredici, numero importante anche per la Nuraxia. Nei Tarocchi il 13 è il numero della morte e della trasformazione. Il potere del gruppo è stato rafforzato e addolcito dalla presenza di uno sciamano in erba, un ragazzino di dieci anni che a me ha trasmesso una grande vitalità e mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio, cosa fondamentale per uno sciamano. Come una volta mi hanno detto le mie guide incorporee, infatti, «niente è veramente serio di ciò che esiste. Tutta la totalità è poco seria. E così quando te lo ricordi rimani agganciato a questa mancanza di serietà che è la giocosità necessaria alla maestria.»
Le foche hanno aiutato molto a mantenere questa giocosità, ed era da tempo che non ridevo così tanto come in quei giorni.
«Lo sciamano», mi ha spiegato una volta Gundrum, uno dei miei maestri disincarnati, «in origine era colui che sapeva mischiare il sapere di più dimensioni in maniera disinvolta e non soltanto agiva su dimensioni differenti ma anche permetteva un fluire delle dimensioni che fosse armonico.»
In quei quattro giorni siamo andati a spasso tra varie dimensioni della coscienza, abbiamo contattato gli antichi sciamani sardi e i maestri nuragici di Alpha Centauri. Siamo entrati in comunicazione col regno delle foche, attingendo alla loro leggerezza, alla loro saggezza e alla loro maestria.
Inizialmente avevamo pensato di attivare il contatto con le foche a Cala Goloritzé. Il luogo era bellissimo, la giornata splendida, il mare un balsamo rigeneratore. Ma era la prima domenica di giugno e la spiaggia era piena di gente, almeno un centinaio di persone. Non tante da impedirci di godere di quel luogo e di comunicare con lui, ma troppe per permettere di trovare un punto adatto per fare una meditazione in tranquillità. Così, dopo essermi rilassato e dopo un paio di bagni, ho deciso di chiedere istruzioni alle foche. Perciò ho cercato un punto tranquillo per potermi connettere. Sul limite destro della spiaggia, nascosta da una grande piattaforma di roccia, c’era una piccolissima spiaggetta davanti a una sorta di grotta triangolare. Sono andato là e ho sentito subito il contatto con le foche, che mi hanno tranquillizzato e mi hanno informato che in quella piccola grotta erano nati molti cuccioli perché era un posto dove le foche andavano a partorire. Questo mi ha dato una grande gioia. Poi mi hanno detto che la meditazione di contatto si poteva fare di notte alla voragine del Golgo, che essendo un luogo di profondità era molto adatto pur essendo distante dal mare.
Dopo aver avuto quelle istruzioni mi sono seduto sulla riva, con le gambe nell’acqua, e lì ho avuto una bellissima esperienza di parziale “trasformazione”. Le onde incanalate in quella piccola insenatura erano abbastanza forti da trascinare il mio corpo sulla sabbia, verso l’interno, e poi mi riportavano dentro l’acqua. Sono rimasto una decina di minuti o più a giocare in quel modo, e sono riuscito almeno in parte ad attivare quel “sentire epidermico” di cui le foche avevano parlato nell’ultima canalizzazione fatta con la mia amica C., e ho iniziato a sentirmi in parte una foca e a divertirmi molto. E’ stata una sensazione magnifica.
La sera la meditazione di contatto è andata bene. Come le foche mi avevano annunciato il luogo era particolarmente adatto, e sarebbe stato un peccato se non avessimo fatto un qualche lavorò lì, alla voragine di Su Sterru, nel cuore profondo del Golgo. Alla fine le foche mi sembrarono molto contente, e io, pur senza sapere bene cosa fosse successo, mi sentivo pienamente soddisfatto. Tra la sera e la mattina dopo poi, quando siamo andati alla Grotta del fico, diverse persone hanno avuto dei contatti e dei messaggi dalle foche.

Al ritorno dalla Grotta del fico una serie di eventi, sul momento piuttosto sgradevoli ma che hanno avuto una funzione fondamentale sulla riuscita del seminario, hanno poi portato a un ulteriore cambio di programma e a concludere domenica mattina con un potente rituale di guarigione, guidato da Corinna con l’aiuto mio e di Max, che ha dato un tono particolare alla cerimonia suonando il suo tamburo. Il luogo prescelto era la Tomba dei giganti di Osono, una macchina megalitica davvero eccezionale, con una coscienza pura e amorevole.
Per me gli effetti e gli scombussolamenti di quel rituale di guarigione hanno iniziato puntualmente a manifestarsi al ritorno dal seminario, com’era prevedibile.
Un rituale di guarigione, di trasformazione e di rinascita implica sempre una purificazione, il lasciar andare qualcosa che non serve più e che ancora ci intossica. Nel rituale, tutto avviene in un tempo molto breve, perché il rituale in realtà si compie in una dimensione non fisica, dove non esiste il tempo. Poi, la maestria dello sciamano è portare nella nostra dimensione fisica ciò che è avvenuto nella dimensione delle energie fuori del tempo. E per farlo armoniosamente deve riuscire a rarefare la dimensione fisica, come se dovesse avvinarla maggiormente al regno delle energie così da permettere che la trasformazione che è già avvenuta nelle dimensioni immateriali possa manifestarsi anche in quella per noi più concreta in cui la nostra coscienza vive abitualmente nel corso della incarnazione umana. Questa, almeno per me, è la parte più difficile. Così ancora troppo spesso le purificazioni sono per me dolorose. Resto troppo attaccato ad alcuni aspetti delle mie vecchie identità, sia delle mie vite precedenti che di questa. Perciò ancora mi complico inutilmente la vita, dimenticando che tutto è molto più semplice di quanto talvolta me la racconti e che la soluzione al disagio e al malessere è lasciar fluire, lasciarsi andare al flusso, riducendo il più possibile le resistenze e risvegliandosi alla consapevolezza che siamo noi che creiamo la nostra vita e siamo sempre liberi di scegliere.

Al Golgo ho sicuramente imparato moltissime lezioni di cui solo poche ho già elaborato a livello cosciente. Credo che per me questo seminario sia una miniera di tesori che emergeranno alla luce nei tempi e nei modi più appropriati, e per questo ringrazio di cuore tutte le persone che hanno partecipato, e in particolare il piccolo sciamano, al quale gli sciamani nuragici durante il rituale conclusivo alla tomba dei giganti hanno deciso di donare il mio cappello.

Strani giorni

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L'urlo (di Edvard Munch)

L’urlo (di Edvard Munch)

Strani giorni, viviamo strani giorni, cantava vent’anni fa Franco Battiato, come sempre profetico. Mai come in questi ultimi mesi la sua canzone mi è sembrata la colonna sonora più adatta a ciò che sto (che stiamo!?) vivendo.
Tutto è strano. È strano il clima di questa estate con un caldo quasi insopportabile ma con delle giornate in pieno agosto che sembrano quelle di metà settembre di cinquant’anni fa, quando a metà settembre l’estate stava davvero finendo.
Le mie ferie d’agosto sono strane. Io sono strano. In certi momenti dentro e fuori tutto sembra come è sempre stato, immutabile, perennemente ripetitivo, senza alcuna prospettiva di un vero cambiamento. Poi affiora la consapevolezza che tutto invece è ormai irreversibilmente diverso. Ancora né carne né pesce, ma profondamente diverso.
La mia percezione di me stesso e della realtà è quasi indefinibile, non trova parole. Come sospesa, in attesa. Non sono più chi ero ma non sono ancora chi sono. Fluttuante in una dimensione di transizione, di passaggio.
Quest’anno per le ferie non avevo progetti. Non avevo voglia di farne, avevo bisogno di riposare la mente, di vivere alla giornata, senza impegni, senza troppe cose da fare. Mi sono goduto un po’ di giornate al mare, qualche sera da “turista” nella mia splendida Cagliari con due amiche venute a trovarmi a ferragosto. Mi sono dedicato a rinnovare le energie della mia casa, stagnanti da troppo tempo, iniziando alcuni lavori di manutenzione e programmando un “restyling”, in particolare del bagno e della cucina, che si concluderà a fine settembre.
L’unica cosa che avevo in mente di fare era scrivere alcuni post per il mio blog, e invece eccomi qua, a pochi giorni dalla ripresa del lavoro, senza aver scritto ancora nemmeno una riga.
Così finalmente, col sottofondo di alcuni cd di Battiato, inizio a scrivere questo post. E riprendo il filo dall’ultimo post che avevo pubblicato, il 9 luglio, sul seminario al Golgo. Strani giorni.

Come avevo accennato in quell’ultimo post, un paio di settimane dopo la fine del seminario era iniziato un periodo per me molto difficile. In realtà è ormai da più di un anno che alterno periodi di fiducia e di benessere, durante i quali mi sento centrato leggero e connesso, e riesco con facilità a influenzare positivamente gli eventi della mia vita, ad altri di malessere e pesantezza, in cui tutto perde di senso e la realtà quotidiana diventa tediosa e stagnante. Una sorta di “disturbo bipolare” spirituale che rispecchia quello che è sempre stato il mio modo di essere, fin da quando son bambino.
Già da parecchi anni però la curva del mio bipolarismo si era modificata a favore dei periodi di benessere che erano diventati più stabili e duraturi, mentre quelli di malessere e scoraggiamento erano normalmente molto più brevi e meno intensi, e costituivano sempre un necessario attraversamento prima di un ampliamento della consapevolezza. Più o meno da maggio dell’anno scorso invece la curva si era nuovamente invertita: periodi di benessere più brevi e periodi di malessere più lunghi e pesanti. Ovviamente mi sono interrogato sulle ragioni di questo apparente passo indietro, e a mente lucida mi rendevo conto che stava semplicemente riemergendo con prepotenza un aspetto depressivo di me stesso che andava integrato a un livello più profondo.
Il seminario al Golgo aveva dato inizio a un nuovo periodo di leggerezza e di entusiasmo che speravo potesse stabilizzarsi, visto che in fondo le cose mi stavano andando bene e anche la mia salute fisica, dopo i problemi  durati diversi mesi che avevo avuto dagli ultimi mesi dell’anno scorso, si era ristabilita.
Un paio di settimane dopo il seminario, decidemmo di incontrarci con la mia amica C. per canalizzare le foche. Visto il successo del seminario, mi aspettavo che le foche per prima cosa si rallegrassero e condividessero il mio entusiasmo. Ma le loro parole furono per me in qualche modo una doccia fredda.
«La parola riduce tanto» esordì la foca Luna, «e purtroppo ancora non è possibile con voi avere la nostra comunicazione immediata che si avvale della trasmissione delle immagini. Trasmetto sì le immagini anche con voi, ma le immagini che arrivano nella vostra ricezione sono distorte dalla visione del mondo che avete imparato. Avete perso il contatto con una conoscenza che avevate quando eravate bambini. L’avete sacrificato per diventare adulti e adesso ne subite le drammatiche conseguenze che amputano la comprensione di tutto ciò che è. In questo modo vi siete ancorati in una dimensione statica dalla quale come una prigione non riuscite più a uscire. Gli animali, e tutti gli esseri viventi, hanno la possibilità di muoversi molto più agevolmente nelle dimensioni perché ne conoscono l’esistenza e non pretendono di controllarla ma vi si abbandonano, lasciando che di momento in momento succeda ciò che deve succedere perché è così. Voi invece avete perso questa capacità e così filtrate le comunicazioni e ne riducete la portata. Fatta questa premessa cercherò di dire quel che è possibile perché è importante rompere questa gabbia nella quale voi siete confinati per permettervi di entrare invece in una dimensione più ampia e più fluttuante nella quale tutti noi esseri viventi ci muoviamo e scambiamo le nostre informazioni.»
Ma allora, fu inevitabilmente il mio pensiero, che cazzo avevo fatto al seminario? Avevo distorto le comunicazioni? Mi ero fatto un viaggio inventato di sana pianta, coinvolgendo in buona fede nelle mie distorsioni i partecipanti al seminario? Raggelato dalle parole della foca Luna continuai comunque ad ascoltare sforzandomi di restare aperto al loro messaggio.

«In principio il corpo ha come delle antenne» spiegò la foca Luna, «moltissime antenne sparse su tutta la superficie. Le antenne possono modificare sé stesse a seconda della frequenza a cui vibrano. Ogni frequenza contiene una comunicazione. La comunicazione è qualcosa come un concetto etico, un nucleo di consapevolezza cosciente che si espande. Così è importante coltivare la comunicazione. Questi nuclei di consapevolezza cosciente sono come i semi delle piante e quando tu ne possiedi uno e lo pianti nella tua coscienza, che è il tuo corpo con le antenne che vibrano, si espande e cresce e permea di sé l’universo. E questo arricchisce ogni specie di una saggezza. Il senso della vita è questo arricchimento di saggezza in saggezza che si modifica sempre come un caleidoscopio. Nel tempo degli abusi si è fatto di tutto per bloccare questa conoscenza e creare una sorta di zoo in cui imprigionare il maggior numero di razze possibile ai fini dell’abuso. E quindi noi foche ci muovevamo per contrastare l’abuso e aprire le gabbie dello zoo liberando la conoscenza e permettendo agli esseri di andare in frequenza. Ma poi non è stato più possibile. Così chi ha potuto si è rifugiato negli spazi extraterrestri o nei fondali marini, e lì si è mantenuta la conoscenza salva. Ciò che cerchiamo di fare oggi in queste comunicazioni è di aprire questa possibilità di conoscenza e riportare in frequenza le vostre antenne paralizzate. Da secoli gli animali fanno questo e cercano di riattivare le antenne anche a costo del sacrificio dei loro corpi fisici. Milioni e milioni di esseri soccombono in questo tentativo disperato, perché chi non possiede le antenne non coglie la comunicazione, non è in grado di vedere e quindi distrugge quella possibilità in maniera cieca. Ma è proprio la cecità che noi cerchiamo di combattere facendo tutto questo. Così tentiamo oggi un codice diverso, che è quello di queste comunicazioni, cercando di evitare il massacro di tanti esseri. È molto difficile perché tutto viene travisato nonostante la vostra buona volontà e la nostra, ma ciononostante noi continuiamo perché pian piano puliremo le antenne e le renderemo nuovamente agili. Ci aiutate quando entrate in ascolto del vostro corpo e della sua armonia senza troppo arrovellarvi con la mente. La mente è un grande ostacolo a questa comprensione e alla consapevolezza della vibrazione. Ma quando ascoltate il corpo o lo mettete in movimento o state comunque nel corpo, riaccendete almeno un po’ quella vibrazione. Purtroppo però siete stati programmati per spegnerla, e ogni cosa in voi agisce questo comando ostacolando questo che dico. Forse saperlo vi aiuta a non soccombere e a cercare di riattivare le vostre antenne paralizzate, che sono il più grande strumento per la comunicazione di cui stiamo parlando.»
A ben vedere il messaggio delle foche, pur nella sua drammaticità, era un messaggio di cambiamento e di speranza, ma su di me ebbe l’effetto di farmi sentire nuovamente in una angusta prigione senza via d’uscita.
«È importante purificare i corpi che sono molto intossicati» concluse la foca Luna, «e in quell’intossicazione si uccidono le antenne. È importante capire che non è la parola lo strumento principe della comunicazione. La comunicazione va assecondata, ma per assecondarla dovete percepirla e per percepirla il vostro corpo non dev’essere troppo appesantito, altrimenti non ce la fa. Stare nei luoghi naturali certamente vi aiuta, e anche stare in contatto con gli animali vi aiuta, perché sia i luoghi che gli animali hanno le loro antenne molto espanse e con quelle sollecitano la colla che appiccica le vostre, cercando di liberarle. Il suono della voce possiede una potente vibrazione che agevola tutto questo, ma a volte la voce non riesce a entrare nella giusta vibrazione perché è appesantita dal cibo, dai pensieri e dalle sostanze tossiche che inquinano tutto e che non vi aiutano a fluttuare come invece dovreste fare. La dimensione malsana nella quale vi muovete è come un piccolo zoo all’interno del quale siete rinchiusi e dal quale è possibile uscire se ripristinate la vostra naturale energia. Non posso dire più di così perché tutto viene triturato dallo schema di comprensione che avete, e ciò che faccio è cercare di allargare un po’ quello schema o perlomeno di ripulire un pochino le antenne dalla colla usando comunque il linguaggio che di per sé è molto limitato, perciò posso dire poco, poco alla volta, in modo che si crei una vibrazione che piano piano partecipa ed accoglie e permette al resto di proseguire.»

Queste parole furono per me una sorta di colpo di grazia. Ho già accennato altrove le mie difficoltà con il mio corpo e la mia scarsa capacità di modificare il mio stile di vita e le mie abitudini tossiche. Negli ultimi mesi avevo fatto addirittura parecchi passi indietro. Nonostante i consigli del cardiologo, continuavo a fumare smodatamente e stavo facendo pochissima attività fisica. Non riuscivo più a mettere la giusta attenzione nell’alimentazione e dopo un buon periodo in cui mi stavo avvicinando a un’alimentazione vegetariana avevo ripreso a mangiare costantemente carne, formaggi, latticini, dolci, birra e patatine. Il tutto era ampiamente condito da sensi di colpa e di inadeguatezza che aggiungevano alla tossicità del mio stile di vita la tossicità forse ancora più nefasta dei pensieri. Mi sentivo assolutamente impotente, incapace di modificare quello stato di cose, e le parole della foca Luna mi giunsero come una critica, una pesante sottolineatura della mia impotenza.
Nel corso della stessa canalizzazione un’altra entità con cui da anni io e C. comunichiamo, Gopale, si rivolse direttamente a me per ribadire gli stessi concetti: «Come ha detto la foca Luna, i vostri corpi sono imprigionati dentro un piccolo zoo all’interno del quale siete stati ingabbiati e le vostre antenne sono state completamente incollate. Perciò cerchiamo di aiutarvi a scollare le antenne senza farvi troppo male per ripristinare la giusta vibrazione. Tu subisci un grave handicap e ciò che devi fare è collaborare e comprendere che ti vogliamo soltanto liberare, come si libera un cormorano dal catrame. Se assecondi il nostro lavoro, è vero che c’è qualche sgradevolezza, ma la sgradevolezza è ampiamente compensata dall’ottenimento della vibrazione, che è ciò che porta benessere in tutte le dimensioni. Spesso però ti ribelli, e come un cormorano arrabbiato becchi le mani che tentano di aiutarti, rendendo difficile il nostro lavoro e impedendo a te stesso la possibilità di gioire con noi della tua ritrovata salute. Ti chiediamo uno sforzo. È uno sforzo difficile perché devi fidarti, e incollato non lo puoi capire. Ma ugualmente la tua fiducia e la tua collaborazione sono preziose perché tu possa davvero raggiungere quel benessere che cerchi. Più di così mi è difficile dire.»

Non era certo la prima volta che sentivo questi discorsi. Le guide incorporee non perdevano occasione di ripeterli in tutte le salse fin da quando erano iniziate le nostre comunicazioni. Nondimeno quello era l’unico punto di fronte al quale mi sentivo sconfitto in partenza. Non mi ero mai veramente scoraggiato neanche di fronte ai compiti più astrusi e difficili che di volta in volta mi venivano proposti, come andare nel futuro o in tempi paralleli, entrare in contatto con mia madre morta da pochi giorni, fare rituali sciamanici di purificazione o di abbondanza, imparare a comunicare con i luoghi naturali, coi monumenti megalitici o con gli elementi. Ma quando si arrivava alla purificazione del corpo cadevo quasi immediatamente in uno stato di malessere, di frustrazione e di scoraggiamento. E di rabbia, verso me stesso e verso gli esseri incorporei. Anzi, questa volta sul momento la mia reazione non fu particolarmente violenta. Mi limitai ad ascoltare, con umiltà ed apertura. Ma un paio di giorni dopo precipitai in un abisso di prostrazione apparentemente senza via d’uscita.
A nulla erano valse le affettuose parole del maestro sciamano Gundrum che avevano concluso quella profonda canalizzazione: «State facendo un grande sforzo e siete veramente preziosi. State portando avanti la missione, che insieme abbiamo scelto di svolgere, della multicultura e della multirazzialità, e lo state facendo con impegno e sacrificio. Capiamo tutti che per voi è davvero faticoso fare quello che fate e rimanere presenti a voi stessi così immersi nella colla come vi è stato detto. Abbiamo tanta pazienza e apprezziamo la vostra pazienza. Siamo tutti in una difficoltà e tutti abbiamo lo stesso obbiettivo, perciò vi voglio dire un grande grazie.»

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